Esse est percipi

Da LogicaUnitaria.

"Esse est percipi" sosteneva nel suo "Trattato sui principi della conoscenza umana" del 1710 il vescovo anglicano, teologo e filosofo idealista ma di un idealismo empirista, George Berkeley.


Il particolare non è solo apparenza

George Berkeley che ebbe i natali nel 1685 e morto nel 1753 diceva che non esistono le idee astratte: l'idea di uomo, d'idea di cane per esempio, ma esistono solo questo uomo e questo cane.

Credo che questi pensieri avrebbero fatto contenti gli esistenzialisti anti-hegeliani come Kierkegaard e Sartre per esempio e in un certo senso deve aver avuto ragione se pensiamo che in un sogno la psicoanalista Silvia Montefoschi presenta la tesi per ottenere il titolo di dottore in medicina cattolica cioè in medicina universale ma non le viene concessa e il motivo è perchè non ha firmato la tesi. Allora Silvia Montefoschi, sempre nello stesso sogno, ripresenta la tesi questa volta con la firma "Silvia Montefoschi" e allora viene nominata dottore in medicina cattolica.


Particolare e universale

Ecco perchè io non mi limito a dire che l'unico archetipo che sia in questo oggi post-apocalittico l'unico archetipo ancora vivente è solo l'archetipo dell'ultima coniunctio ma insisto nel precisare che questo archetipo sono GiovanniSilvia ossia non è una idea astratta ma si tratta di una persona reale in carne ed ossa, una persona di una nuova tipologia: una persona duale.

E' vero che GiovanniSilvia non sono altro che i due termini del principio dialogico tantè che ogniqualvolta scrivo "GiovanniSilvia" potrei correttamente sostituire i loro due nomi con la dicitura "i due termini del principio dialogico" risultando così più difficilmente accusabile di culto della personalità, tuttavia sta di fatto che i due termini del principio dialogico che era, che è, e che sempre sarà, sono proprio GiovanniSilvia.

«Se invece per sostanza materiale si intende soltanto un corpo sensibile, quello che si vede e si tocca, allora io sono più certo dell'esistenza della materia di quanto non lo sia tu stesso...»

(G. Berkeley, "Dialoghi fra Hylas e Philonous", 1713)

Non voglio cambiare le cose in idee

«Non voglio cambiare le cose in idee: voglio invece cambiare le idee in cose. Infatti ritengo che quegli elementi immediati della percezione, che secondo te sono solo l'apparenza delle cose, siano invece le cose reali stesse»

(G. Berkeley, "Dialoghi fra Hylas e Philonous", 1713)

La critica del principio di causalità

Altri pensatori proseguirono a pensare su questa via o ispirati dalla sue elaborazioni. Tra questi citiamo in particolare quell'altro grande empirista inglese David Hume noto per la sua critica del principio di causalità ritenuto da Hume solo una "abitudine" dell'attività pensante.

Anche le informazioni provenienti dal sesto senso sono vera esperienza

E poi ancora William James noto come "empirista radicale" che considerava vera esperienza non solo i dati cioè le informazioni provenienti dai cinque sensi ma anche le altre informazioni costituenti dell'attività conoscitiva anche se non provenienti dai cinque sensi e in questo quadro di pensiero si occupò anche del fenomeno del "misticismo".

Psicologia della percezione dell'Altro

Fu proprio l'americano William James a ricevere negli Stati Uniti nel 1909 il gruppo dei pionieri della psicoanalisi costituito dall'austriaco Freud, lo svizzero Jung e l'ungherese Ferenctzi, vale a dire i pensatori dell'importanza del Padre e i due pensatori dell'importanza della Madre nella lettura del tabù universale dell'incesto simbolico che è la teoria epistemologica fondante la disciplina psicoanalitica.

In verità non c'è alcuna contraddizione ma in quei primi tempi scivolare nel concretismo era molto facile creando quindi una contraddizione nel sottolineare più o meno l'importanza dell'influenza paterna o materna.

Nel corso di quel viaggio della psicoanalisi dall'Eutopa verso gli Stati Uniti d'America William James facendo gli onori di casa nel suo benvenuto ai pionieri della psicoanalisi, in particolare si rivolse a Freud con queste parole:

"Dottor Freud il futuro della psicologia ha il suo nome."

Ma chi era Freud? Forse un vero psicologo?

No, era invece uno psicologo del transfert, ossia uno scienziato della percezione dell'altro e che su questa percezione dell'altro centrava tutta la sua indagine e le sue elaborazioni di pensiero.



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