Identità di Essere e Pensiero in Parmenide

Da LogicaUnitaria.

"L'Essere è e non può non essere" (Parmenide)

"tò òv" [ciò che è]

" [ciò] òv [che è]"


Sommario: Parmenide sostiene non solo che l'Essere è (ciò che è) e non può non essere ma sostiene anche l'identità di Essere e Pensiero.

L'Essere

Quello di Essere ovvero la problematica ontologica è un tema che attraversa tutta la storia della filosofia fin dai suoi inizi oltre ad essere uno dei concetti fondamentali tra quelli elaborati dalla tradizione del pensiero filosofico occidentale.

E' al filosofo della Magna Grecia Parmenide che si deve l'aver dato inizio in Occidente a questo lungo dibattito che percorre i secoli e le diverse culture fino ai nostri giorni tuttavia non è una novità per ciò che concerne la storia dell'elaborazione del pensiero in generale in quanto un tale concetto già lo rinveniamo prima ancora nella filosofia indiana sin dal IX secolo a.C.


Parmenide ovvero "Il problema dell'essere e la nascita dell'ontologia"

Parmenide di Elea è stato uno dei più significativi filosofi dell'antica Grecia. Nato ad Elea nella Magna Grecia da famiglia aristocratica visse tra il 515/510 a.C. o forse dal 544/541 a.C. fino al 450 a.C.

Per quanto riguarda la sua formazione filosofica sembrerebbe che sia stato discepolo di Aminia filosofo pitagorico altri riferiscono che si sia formato come discepolo di Senofane di Colofone. Platone scrisse il "Parmenide" uno dei dialoghi platonici nel quale riferisce che il filosofo Parmenide in tarda età giunse ad Atene e qui conobbe Socrate che allora era ancora giovane e con il quale discusse di filosofia.

Ad Elea Parmenide creò una scuola filosofica conosciuta anche come "scuola eleatica" di cui il maggiore esponente fu il suo più vicino discepolo Zenone. Un altro noto esponente degli "eleati" così chiamati i pensatori formatisi alla scuola di Parmenide fu Melisso.

Sulla natura

La sua opera filosofica maggiore è il poema filosofico "Sulla natura" di cui ne conosciamo diciannove frammenti. Brani di quest'opera sono citate oltre che da Simplicio in "De coelo" e nei suoi commenti alla Fisica aristotelica, anche da Sesto Empirico e da altri scrittori antichi.

Per riassumere quest'unica opera scritta in versi che ci tramanda l'elaborazione filosofica parmenidea sull' "Essere" e il "non-Essere" possiamo così esemplificarne la struttura:

- Proemio

- Trattazione:

1. La via della Verità

2. La via dell'Opinione


L'identità di Essere e Pensiero

« [...] τὸ γὰρ αὐτὸ νοεῖν ἐστίν τε καὶ εἶναι. »

« [...] Infatti lo stesso è pensare ed essere. »


Il filosofo presocratico Parmenide di Elea nella sua opera "Sulla natura", dove narra le rivelazioni avute dalle divinità proprie di quel luogo e di quel tempo, la dea della giustizia Dike, sembra volerci suggerire l'identità parmenidea tra essere e pensare.

Parmenide esplicita chiaramente questa interpretazione inoltre in altri frammenti, di questo suo unico scritto pervenutoci, egli afferma che solo l'essere è pensabile e dicibile, mentre il non essere è impensabile ed indicibile con la conseguenza, sostiene il pensatore di Elea, che la prima via all'Essere risulta quindi percorribile in quanto pensabile mentre l'altra no.

E' la medesima cosa l'essere e il pensare, sostiene Parmenide e poiché l'essere coincide col pensiero, quest'ultimo non è in grado di oggettivarlo, perché per farlo dovrebbe uscirne fuori: ma ciò è impossibile, perché al di fuori dell'Essere non c'è nulla. Per questo Parmenide non dice cosa è l'Essere, egli ce lo consegna senza un predicato: l'Essere è, e basta.

L'Essere è e basta ma oltre a ciò l'Essere è anche unico. Per Parmenide infatti non possano esserci due esseri perché se uno è l'essere, e l'altro non è il primo, allora è non-essere. Se infatti A è l'essere, e B non è A, allora B è non-essere, ossia non è.

Parmenide non è che non vede e percepisca la molteplicità, egli vede che il mondo è molteplice, ma la ragione e il compito del filosofo gli impediscono di crederci: egli non si fida dei sensi ma solo della ragione, e afferma perciò che il divenire, il mondo, e la vita, sono tutte illusioni: c'è un solo essere, uno, eterno, indivisibile, ossia uguale a sé stesso nello spazio e nel tempo perché diversamente, differenziandosi, sarebbe il non-essere.

Parmenide ed Eraclito: filosofie dell'Essere e filosofie del divenire

« ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι [...] ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι »

« è e non è possibile che non sia [...] non è ed è necessario che non sia »

(Parmenide, "Sulla Natura", fr. 2, vv 3;5 - raccolta DIELS KRANZ // fonti: Simplicio, Phys. 116, 25. Proclo, Comm. al Tim.)


Diversamente da Parmenide un altro filosofo degli inizi della tradizione occidentale Eraclito di Efeso (Asia Minore, VI-V secolo a.C.) sostiene il punto di vista opposto a quello degli Eleati: tutto cambia e si trasforma ("panta rei", cioè "tutto scorre") giusto per significare che in verità la realtà è mutevole per cui non ci si può immergere due volte nella stessa acqua di un torrente.

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