Il concetto di coniunctio in Jung e Silvia Montefoschi

Da LogicaUnitaria.

SOMMARIO: Abbiamo detto in altri articoli sempre su queste tematiche che i maggiori esponenti del movimento antipsichiatrico e antipsicoanalitico pur riconoscendo che "con Jung le cose cominciarono ad andare meglio" non di meno criticarono la sua versione della psicoanalisi più aperta alla storia ritenendo che "Jung credeva erroneamente di aver superato la sessualità" (Deleuze-Guattari, "AntiEdipo - Capitalismo e schizofrenia", 1973).

In Silvia il concetto junghiano di "coniunctio" viene ripreso è riletto nel suo senso forte e radicale tanto che con l'orgasmo cosmico i due si dissolvono e si dissolvono fisicamente transustanziandosi totalmente in spirito in una reazione domino che dissolve l'intero universo e la sua storia di cui non rimarrà nemmeno il ricordo.

"E le cose di prima sono passate" (Apocalisse di Giovanni evangelista e teologo)

"E le cose di prima non sono mai state" (Nuova apocalisse di GiovanniSilvia)


Psicologia ed evoluzionismo

Sia Jung che Silvia Montefoschi hanno una visione evolutiva della psicologia ma Jung pur aprendo la psicoanalisi al collettivo si limita appunto al collettivo e cioè alla storia umana mentre Silvia Montefoschi e non è un caso che la sua formazione è di biologa, allarga il discorso fino a far rientrare nella psicoanalisi anche l'intera storia dell'universo.


Il motore dell'evoluzione

Sia Jung che Silvia Montefoschi ritengono che il motore di questa evoluzione sia la "coniunctio" ma mentre Jung considera la coniunctio come "coniunctio oppositorum", Silvia Montefoschi elabora anche il concetto di "ultima coniunctio" che è la coniunctio fra identici e questa identicità possibile non può che essere l'identicità in quanto "pensanti" addivenendo alla conclusione che la vera coniunctio non può che essere solo a livello del pensiero.


Interminabiltà della dialettica e la prospettiva di un oltre la dialettica

La conseguenza di questa elaborazione di Silvia Montefoschi della psicoanalisi è di riuscire a pensare un oltre la dinamica dialettica.

Entrambi sia Jung che Silvia Montefoschi sono dialettici e quindi pensatori di una sintesi possibile dei contrari ma Silvia Montefoschi capisce l'interminabilità della dialettica come un limite e perciò giunge a pensare il trapasso dalla dinamica dialettica alla dinamica dialogica proprio come la fine della dialettica che però coincide anche con la fine del mondo e della storia poichè è verò come ci ha insegnato Hegel e anche gli altri grandi dialettici della storia del pensiero filosofico che la storia è ed è sempre stata dialettica e la dialettica è la sua chiave di lettura anche. Pensare il dialogo oltre la dialettica pertanto si configura come un pensare la fine del mondo e della sua storia che Silvia Montefoschi definisce come "preistoria dell'essere".

In questo uscire dalla sua preistoria da parte dell'essere sta proprio la conclusione di quel processo di individuazione concepito da Jung come la vera direzione del processo evolutivo che in Silvia Montefoschi si dispiega come processo di individuazione universale.

L'inizio della fine del mondo: Sigmund Freud (1895)

Molte sono quindi le affinità tra Jung e Silvia Montefoschi ma ricordiamoci sempre che il primo "eletto" ad essere attraversato dalla potenza del pensiero che lo scelse per l'ultimo sprint della storia dello spirito fu Sigmund Freud che colse immediatamente il significato spirituale della sessualità che è l'aspetto concretistico della spinta alla coniunctio anche se per lui era ancora e soltanto la vera eziologia delle turbe mentali sia nevrotiche che psicotiche.

La psicoanalisi è l'ultima filosofia e ogni critica alla psicoanalisi è un passo indietro nella storia del pensiero.

Tuttavia il "Pensiero Uno" è oltre la psicoanalisi o meglio è "la psicoanalisi oltre la psicoanalisi" ma è oltre la psicoanalisi proprio perchè è considerare la psicoanalisi non più come una cura delle malattie mentali e neanche come una disciplina spirituale ma come la stessa vita vera.

A differenza degli psicoanalisti, l'ultimo e vero psicoanalista non fa alcuna differenza tra vita e psicoanalisi. Psicoanalisi infatti non è scervellarsi su lapsus, doppi sensi e cose del genere, tantè che i vetero-psicoanalisti si fanno anche chiamare "strizzacervelli" ma la vera psicoanalisi è semplicemente mettere in atto il nucleo dell'insegnamento psicoanalitico che è poi anche la stessa legge dell'evoluzione:


"Io sono te e tu sei me

anche se tu sei solo tu

e io sono solo io"


Si tratta infatti della legge dell'unione nella distinzione che evita i due scilla e cariddi della simbiosi e della separazione che invece fermano nella nevrosi e nella psicosi l'infinito cammino dello spirito alla lucida presenza a se stesso.