La natura del pensiero per il Sartre della Critique de la raison dialectique

Da LogicaUnitaria.

Jean Paul Sartre, filosofo francese famoso soprattutto nel secondo novecento, dà questa definizione del "pensiero" nella sua opera principale "Critique de la raison dialectique" del 1960:

"Il pensiero è uno strumento per rendere presente ciò che è assente."

E' una bella e veritiera definizione a mio parere ma l'impressione è che Sartre, l'ateo Sartre, ritenesse comunque il pensiero una rappresentazione della realtà e non la realtà stessa.

E' proprio questo il limite di questa sua definizione per altro veritiera di per sè.

Ciò che è assente e che si fa presente per mezzo del pensiero e solo grazie al pensiero non è una rappresentazione che sta al posto di ciò che è assente ma è invece proprio ciò che è assente che si fa presente.

Ciò che è assente è infatti pensiero e tramite il pensiero si fa presente.

E' difficile a credersi ed infatti non ci meravigliamo che un grande filosofo come il fenomenologo, esistenzialista e marxista Sartre non ci sia arrivato nè poteva arrivarci la sua compagna di una vita Simone de Beauvoir che proprio in quanto donna era ancora più radicalmente atea dello stesso Sartre, tantè che alla fine della sua vita quando Sartre sembrava avvicinarsi ad una certa mistica ebraica e a una nuova riflessione sul concetto di "universale" Simone de Beauvoir non esitò a definire questo suo avvicinarsi al pensiero religioso come un approfittarsi di un povero vecchio malato da parte dell'ultimo segretario e allievo di Sartre.

In quanto donna Simone de Beauvoir la sapeva lunga sui preti, le chiese e le religioni e pur avendo intuito dopo Virginia Wolf la possibilità del superamento in senso intersoggettivo dell'interdipendenza tra gli uomini e le donne per cui non fu mai una "femminista arrabbiata" tuttavia fino alla fine rimase radicalmente atea.

E' difficile credere che il pensiero non renda presente ciò che è assente ma che lo costituisca nella sua realtà concreta eppure è proprio così.

E' il concretismo che ci impedisce di crederlo e il concretismo è una non ancora sufficientemente sviluppata facoltà di intendimento simbolico del reale.

E' difficile a credere ma è proprio così: il simbolo non rappresenta la realtà ma è la realtà stessa, coincide con la realtà e la realtà è il simbolico.

Altre volte abbiamo espresso questo concetto utilizzando anche il linguaggio tipico della PNL (programmazione neuro linguistica) affermando che ciò che la PNL chiama ancora "mappa del territorio" invece è il territorio stesso: la mappa del territorio coincide con il territorio è non è affatto solo una rappresentazione mentale del territorio.

La verità è che il "Pensiero" è un nuovo organo di senso, "la nuova percezione del pensiero che percepisce il pensiero come realtà concreta e vivente", che alcuni chiamano anche "sesto senso" ed infatti non è che si aggiungerà ai cinque sensi ma al contrario infine sostituirà i vecchi e obsoleti, evolutivamente parlando, cinque sensi che hanno fatto la preistoria della vita.

La differenza tra vita e preistoria della vita infatti è che nella sua preistoria l'Essere cioè il Pensiero trattava ancora sè fuori di sè come altro da sè.