Psicoanalisi e teoria della conoscenza - Percipiente e percepito

Da LogicaUnitaria.

"Percipiente/percepito": questa è la parola magica per cominciare a dipanare la matassa della storia e della vita, il labirinto, il minestrone dei dati della percezione.

Si pensa naturalmente, ma proprio perchè "naturalmente" anche "epistemologicamente ingenuamente", che ciò che il percipente percepisce sia altro dal percipente e soprattutto che sia in un fuori dal percipente.

Altri invece affermano:

"No, no, lo sappiamo che ciò che si percepisce è un riflesso del riflettente e che percipente e percepito sono un unità processuale indivisibile e che separarli significa produrre astrazioni."


L'epistemologia dalla teoria alla prassi quotidiana

Molti queste cose le sanno ormai e almeno a parole sono divenute un luogo comune ma spesso le sanno solo a livello teorico perchè poi nella prassi ritornano a pensare la realtà proprio tale e quale come "il mondo", che è "il mondo della logica della separazione", pensa comunemente la realtà ossia separando il riflettente dal suo riflesso e viceversa.

Queste quindi non sono affermazioni che si riferiscono solo alla teoria della conoscenza ma alla prassi stessa e soprattutto alla prassi quotidiana che contraddistingue la nuova e vera umanità, i famosi "144 mila" quali fondatori del "Regno", dagli animali-umani che costituiscono la vecchia umanità per i quali questi problemi non solo non sussistono ma non li possono capire nemmeno in quanto per loro separare riflesso/riflettente, conoscente/conosciuto, percipente/percepito, non solo costituisce quella norma che fa proprio la normalità del SRI ma ritengono al contrario che non operare questa separazione sia da folli, da personalità simbiotiche non ancora differenziatisi dal tutto.


Vecchia e nuova umanità: per una rivoluzione biologica

In effetti che cosa manca alla vecchia umanità per essere la nuova e vera umanità, cioè veri umani e non semplicemente animali-umani?

Niente: l'hardware infatti è proprio quello umano, la stazione eretta, le mani con il pollice opponibile, la struttura della faringe per emettere i suoi atti a produrre un linguaggio comunicativo e complesso tipico delle lingue umane.

Ciò che gli manca è solo la mancata trasformazione della logica del pensiero per cui continua, dalla doxa dell'uomo comune fino alla scienza dello scienziato ufficiale, a non riconoscere il riflettente che è anche nel suo riflesso eppure il riflesso non è passivo ma è attivo e infatti agisce sul riflettente. Non è solo il riflettente che ha le gambe ma anche il riflesso tantè che i moderio scienziati quantistici sanno che il soggetto dell'esperimento falsa l'esperimento, ma cosa vuole dire che "falsa" l'esperimento? Vuole dire che il transfert non appartiene solo all'analizzato ma è prodotto dall'analista stesso e che il conseguentemente il contro-trasfert è "quello che si merita" l'analista da non intendersi peò in senso moralistico ma coem il transfert che ci ritorna indietro. Ovviamente per par-condicio la stessa cosa vale anche per il controtransfert, dove però quel "è quello che si merita" non va inteso anche qui in senso moralistico ma nel senso di una necessità evolutiva ovvero inerente agli step by step che fanno nel loro succedersi il movimento sincronistico dell'Automaton che guida l'intero movimento evolutivo universale nel suo complesso al livello dell'inconscio universale che tutti ci comprende come la parte di un Iceberg immersa nell'Oceano-Madre lì dove tutti i fiumi individuali infine sfociano e vanno a congiungersi nell'amore universale.


Profilassi per una disintossicazione massiccia della nuova e vera umanità

Ecco perchè Silvia Montefoschi appena realizzò "la psicoanalisi oltre la psicoanalisi" diede le dimissioni dall'albo dell'ordine degli psicoterapeuti accreditati. Perchè? Perchè la psicoanalisi infine si è rivelata a se stessa come la vita stessa e non qualcosa di altro dalla vita anzi la vita vera è e non può essere che psicoanalisi e l'altra vita si è rivelata essere invece ancora la vita animale.

Dicendo che la vecchia umanità sono ancora animali-umani, sia ben inteso non intendiamo dire che sono delle scimmie ma solo che sono un ponte tra il vecchio regno animale e il nuovo regno specificamente umano per cui a differenza dei veri animali che sono degli animali come si deve, degni di questo nome, gli animali-umani invece sono una specie incompiuta, un lavoro interrotto per cui non sono come si suol dire "nè carne nè pesce".

In questo senso si inquadra il significato storico evolutivo del movimento internazionale psicoanalitico come un movimento teorico-pratico volto al compimento dell'evoluzione umana che senza la psicoanalisi rimarrebbe come un'opera incompiuta.

Insomma e in conclusione: il pensiero non rappresenta la realtà ma la crea proprio la realtà. Il pensiero cioè è azione immediata. Il pensiero, cioè la stessa teoria, è invece prassi e non solo innocua teoria.

Il simbolico e il reale

Ma cosa vuole dire ancora tutto questo discorso? Quale sono le sue implicazioni teoriche e quindi anche pratiche dato che la teoria è già immediatamente prassi?

Vuole dire che il simbolico non è altro dal reale ma che il simbolico coincide con il reale, che il simbolico è il reale.

La nuova logica unitaria propria alla "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" altro non è che una esperienza che un nuovo soggetto fa del reale non più come altro da lui ma solo come distinto da lui ma che è sempre lui.

La nuova logica unitaria è un modus vivendi nella perenne unione e simultaneamnte nella perenne e irreversibile "condanna" alla distinzione dall'altro che non è più assolutamente "altro" e proprio per questo la "distinzione" a differenza della "separazione" non viene più vissuta come una condanna che alimenta la fantasia simbiotica e anzi è proprio con il compimento simbolico del desiderio incestuoso che vien meno e per di più definitivamente la fantasia simbiotica ritenuta insuperabile e che quindi necessitava del principio di autorità ossia dell'edipizzazione di tutta l'umanità per permettere un sociale nella cività.

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