Riflessioni sulla teoria psicoanalitica del transfert

Da LogicaUnitaria.

L'Iceberg della vita della coscienza

L'Iceberg è una realtà naturale che ben si presta a fungere come esempio della vita della coscienza.

Dell'iceberg si vede solo la punta dell'iceberg ma ciò che noi vediamo dell'iceberg è solo apparenza così se ne sottovaluta la realtà reale.

Gli individui umani antroporiferiti è proprio questo errore di prospettiva che fanno continuamente.

La coscienza umana è solo la punta di questo iceberg ma sotto c'è tutta la storia della coscienza: le particelle sub-nucleari, gli atomi, le molecole e la molecola del DNA. Che dire: una vera montagna.

Superare l'antroporiferiemento è considerarsi l'occhio che vede di una simile montagna. Detto in altri termini: noi siamo Dio, siamo Dio che diviene sempre più Dio.

Gli altri, tutti gli altri: che siano umani o sub-particelle nucleari non sono fuori di noi, ma sono noi, sono la nostra storia ancora presente come memoria, come traccia mnestica del nostro infinito andare.


Il vero contenuto del transfert non è un contenuto di pensiero ma una modalità relazionale

L'interpretazione del transfert elaborato da Silvia Montefoschi è ben diverso da quella della maggioranza degli psicoanalisti. La maggioranza degli psicoanalisti rimandano al paziente quanto gli stessi pazienti percepiscono dell'analista facendogli capire che quello è solo un transfert, e che è quindi appartiene solo alla vita e ala storia personale del paziente e che pertanto lo/la psicoanalista non ha nulla a che fare con tali contenuti di pensiero che pertanto gli risultano totalmente estranei.

Così facendo però lo psicoanalista non è o cessa di essere un soggetto riflessivo per fare del soggetto conoscente la sua identità. Noi sappiamo però che un soggetto conoscente senza oggetto conosciuto non è nulla cioè muore ontologicamente in quanto l'oggetto conosciuto gli è necessario più del pane.

E' vero che un oggetto vale l'altro, detto in altri termini è vero che un culo vale l'altro ma almeno un culo, il soggetto conoscente deve pur averlo, altrimenti come fa a continuare ad essere il padrone del significato?

Un padrone senza schiavo che padrone è?

E' vero anche che uno schiavo o una schiava senza padrone che schiava è: è il nulla anzi meno che nulla. Da qui si spiega il perchè alcune donne pur massacrate all'inverosimile di botte rifiutano di denunciare il loro aguzzino dicendo addirittura: "Lui mi ama". E se alcuni gruppi di femministe la incitano alla denuncia, lei manda a fare in culo le femministe per ritornare felice tra le braccia del suo aguzzino. Perchè? Perchè l'aguzzino magari la picchia ma gli dà la vita, quella vita ontologica che nessuno, men che mai i "gruppi di femministe tutta testa" gli può dare: la vita ontologica la fa essere, la fa essere significativa. E in effetti anche il padrone a sua volta è schiavo dello schiavo fino ad arrivare al punto qundo si raggiunge il punto supremo di non ritorno di ammazzare lo schiavo ammazzando così se stesso come padrone non potendone più di fare solo il padrone ma cambiando i ruoli si cambia tutto per non cambiare niente. E' per questo che alcuni isterici grazie all'analisi divengono ossessivi e alcuni ossessivi sempre grazie all'analisi divengono isterici: l'importante infatti è non essere un soggetto, un vero soggetto ossia non un soggetto conoscente ma un soggetto riflessivo.


Ciò che si trasferisce nel trasfert è il modello relazionale interdipendente oppure il modello relazionale intersoggettivo

E' vero però che in questa dinamica interdipendente, uno schiavo vale l'altro e un padrone vale l'altro. E' per questo che molte amicizie hanno poco significato: poichè sono facilmente intercambiabili. Nel mio caso per esempio solo Therese Martin e Silvia Montefoschi non sono intercambiabili ma per il resto uno vale l'altro e non fa differenza. Ricordo addirittura che un gionno dissi a Silvia Montefoschi: "Silvia io ti seguirei in capo al mondo te e Giovanni e solo una cosa potrebbe separarmi da voi: se mi chiedeste di lasciare Thérèse Martin. In quel caso vi direi: io continuerò sempre ad amarvi ma Thérèse Martin non la lascerò mai. E se non mi voleste più con voi io continuerò ad amarvi lo stesso ma starei con Thérèse."

Loro però questo non me l'hanno mai chiesto e anzi se riesco ad essere simile a loro è proprio perchè sto con Thèrèse Martin la cui relazione mi fa simile a GiovanniSilvia e noi sappiamo che GiovanniSilvia la coniunctio la fanno solo con i simili ossia con GiovanniSilvia anche perchè non si potrebbe fare altrimenti poichè è così che funziona l'ultima coniunctio che non è la coniunctio oppositorum junghiana una tantum.

Io e Thèrèse siamo GiovanniSilvia presenti sul pianeta Terra e sul pianeta Cielo ma GiovanniSilvia hanno inaugurato l'Oltre, l'Oltre che prima non c'era in quanto c'era solo lo spazio-tempo-massa.

Ritornando al discorso iniziale sulla "teoria psicoanalitica del transfert", anche se qualcuno avesse proiettato su Silvia un qualsiasi contenuto, lei non avrebbe detto "questo è un tuo transfert bello e buono", questo sarebbe stato infatti il "controtransfert" tipico dei mestieranti della psicoanalisi, e non lo avrebbe detto e neanche l'avrebbe pensato senza dirlo, semplicemente perchè Silvia sapeva che si trasferisce sempre la storia dell'universo e dunque è vero che Silvia è stata anche quel contenuto di pensiero poichè Lei era consapevole di essere anche quell'Iceberg di cui abbiamo parlato all'inizio.

Ovviamente il vero psicoanalista non può accontentarsi di una simile soluzione perchè pur sapendo di essere tutta la storia dell'universo deve porre la sua identità nell'essere solo "l'occhio" dell'universo, l'ultimo occhio che raggiunge la consapevolezza di essere solo questo occhio pur avendo ancora una forma materiale corporea quale memoria della sua storia ma lui non è più questa memoria pur riconoscendola come la sua storia, come la storia di quel puro occhio che oggi è.

E' disumano diranno alcuni: non disumano, è oltre-umano, dopo l'umano è infatti Dio.

L'ultimo psicoanalista è infatti Dio.