Solo l'interdipendenza si presta al transfert

Da LogicaUnitaria.

Il concetto psicoanalitico di "transfert" e l'archetipo dell'ultima coniunctio

Il transfert non è un contenuto di pensiero ma un modello relazionale che si trasferisce: solo l'interdipendenza si presta al transfert e non l'intersoggettività.

Questo spiega perchè la storia dell'universo ovvero la storia del processo evolutivo universale è la storia del lento processo di passaggio dall'interdipendenza all'intersoggettività il che ci farebbe concludere che la storia altro non è che una sorta di psicoanalisi di massa obbligatoria che concerne anche le metamorfosi materiali dell'essere ed è proprio per questo che piuttosto che dire che "Freud ha inventato la psicoanalisi" noi propendiamo con l'affermare piuttosto che "Freud ha scoperto" quel movimento psicoanalitico che era già presente in natura nella forma di dialettica della realtà che si dava sia come dialettica della natura che come dialettica della spirito.

Una volta però che un tale movimento psicoanalitico totalmente naturale si è fatto consapevole nella mente di Freud grazie anche al contributo dei suoi predecessori, un tale movimento ha iniziato un accelerazione esponenziale che nel giro di cento e passa anni di lavoro psicoanalitico quotidiano ci ha proiettati al capolinea della storia universale e in quell'istante nasce un nuovo archetipo, l'ultimo ormai che sia ancora vivente, l'archetipo dell'ultima coniunctio il cui prototipo a incarnarlo sono GiovanniSilvia.

La grandezza della psicoanalisi è il suo essere una "Psicologia del transfert" ovvero una "psicologia della dinamica della proiezione".

Questo è il vero nucleo portante del pensiero psicoanalitico, la sua forza che lo fanno l'ultimo "pensiero forte" ossia "totalizzante".

Nessun'alto pensiero, nessuna religione possiede il concetto di "transfert".

Si, è vero, molti parlano di "proiezione" ma la concezione del transfert propria alla psicoanalisi e ancor di più alla "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" ovvero al "PENSIERO UNO" è una concezione del transfert di tipo radicale.

Per questo la psicoanalisi è l'unico pensiero veramente rivoluzionario e non c'è utopia sociologica che possa competere con la psicoanalisi di Hegel, Freud, Jung e Silvia Montefoschi.

Ormai i paradisi religiosi o comunisti sono più solo roba vecchia.

Il "Pensiero Uno" è il "Pensiero Vivente": l'Automaton

Non ci si avvede che esiste una "simbiosi invisibile" che tutti ci concerne, una sorta di tela di ragno tessuta in 13,7 miliardi di anni dal PENSIERO VIVENTE che lega tutti a sè come una sorta di persona, un unico organismo che si muove tutto insieme per il tramite del principio di sincronicità.

Il principio di realtà a cui ci si vuole convincere come "salute psichica" altro non è che il sado-masochismo ben descritto da Hegel in "Fenomenologia dello spirito" come dialettica della coscienza, dialettica schiavo-padrone. Certamente il vecchio principio di realtà chiama "salute psichica" non lo spettro estremo del sadomasochismo, ma solo il sadomasochismo blando che chiama anche "vita", "amore", "realtà" ma la menzogna ha le gambe corte e i nodi prima o dopo vengono al pettine.

L'archetipo dell'ultima coniunctio è già presente nella realtà prodotto proprio dalla storia centenaria del movimento psicoanalitico e presto farà giustizia.

La giustizia infatti, il giudizio, altro non è che "un criterio" di giudizio.

Questo criterio è proprio l'archetipo dell'ultima coniunctio e questo archetipo-criterio coincide con il "giudizio universale".

La proiezione, il transfert, è stata la vita ma è stata la vita preistorica e oggi che la preistoria è terminata, la modalità di rapportarsi all'altro per il tramite del transfert, ossia considerando l'altro fuori di sè come altro da sè è più solo memoria.

Non c'è più da parlare.

Fuori non c'è niente.

Fuori c'è solo l'anima, da cui deriva la parola anima-le e infatti non è un caso che le parole d'ordine della "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" sono "Abbandonare l'anima (lo psichismo) e poi abbandonare anche il corpo (la dimensione materiale e oggettuale dell'essere) al suo destino finito".

L'altro, l'altro vero è già in noi, in noi quali pensanti perchè il pensante è sempre e solo duale essendo impossibile il pensiero senza interlocutore del dia-logos.

La vita è pensiero, solo pensiero e il pensiero è dialogo, dialogo infinito tra l'uno e l'altro del discorso.

Ma cosa si dicono i due dialoganti? Di che parlano?

Di niente poichè alla fine dei tempi non c'è più niente da dire se non infinitamente dire, "Ci sono, ci siamo" e dalla coscienza si passa alla pura presenza ossia al pensiero puro.

Solo nel regno del sadomasochismo si hanno cose da dire, tante cose da dire, che non finiscono più essendo la dialettica interminabile in quanto sempre ci sarà una nuova antitesi alla tesi.

Fuori c'è solo la memoria, la storia, ciò che fu chiamata vita e che oggi è più solo una massa enorme di tracce mnestiche, l'universo, lo spazio-tempo.

Ciò che si trasferisce non è questo o quel contenuto di pensiero come molti equivocano dimostrando così di non avere capito niente della concezione psicoanalitica del transfert: ciò che si trasferisce è un modello relazionale, il modello interdipendente che si presta al transfert ossia il nostro stesso essere separati in ESSERE e COSCIENZA DI ESSERE per cui l'ALTRO è sempre un contenuto di pensiero, un pensato, un oggetto, materia. Così che l'altro diviene sempre il "capro espiatorio" del nostro essere separati. Ma l'altro talvolta possiede un fucile.

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