Un esempio per illustrare il processo apocalittico

Da LogicaUnitaria.

Questo vuole essere solo un esempio per illustrare il processo evolutivo che adesso è processo apocalittico o meglio post-apocalittico essendo già nato il prototipo e l'universo ormai funzionante più solo per forza d'inerzia.

Può essere che ci siano esempi migliori ma comunque anche questo aiuta a comprendere meglio un tale processo e a meglio descriverlo.

Quando saliamo dei gradini o anche quando camminiamo cosa facciamo?

Prima alziamo il piede destro e già questo atto ci rende squilibrati e in un certo senso potremmo dire che chi sta fermo è più equilibrato e rischia meno di cadere.

Alzato che abbiamo il piede destro lo appoggiamo davanti a noi e cerchiamo di stabilizzarlo in quel suo appoggiarlo sul pavimento davanti a noi. Prima di alzare anche i piede sinistro ci accertiamo ch eil piede destro si sia stabilizzato e solo dopo avere questa certezza alziamo anche il piede sinistro spostandolo anch'esso in avanti.

Ecco, questo esempio vale quello che vale ma tradotto nei termini del processo evolutivo apocalittico il piede destro che avanza è "il dare l'assalto al cielo", collegarsi con il noumenico ma nel momento in cui non siamo più separati e cioè nel momento in cui non siamo più scissi in noumenico e fenomenico, che nell'esempio è l'alzare anche il piede sinistro, in quel momento scompare lo spazio-tempo e siccome lo spazio-tempo coincide con la massa e dunque con la materia ecco che nell'istante in cui non siamo più per metà sul gradino superiore e per metà sul gardino inferiore, in quell'istante l'uni-verso scompare alla nostra vista.

Si potrebbe obiettare: "Il fatto che l'universo scompare solo alla nostra vista non significa che comunque ci sia ancora indipendentemente se noi vediamo o non vediamo l'universo."

Questo modo di pensare è un vero equivoco prodotto dal concretismo, dal credere che gli oggetti ci siano veramente indipendentemente dal nostro sguardo.

Già il filosofo Berkeley si incamminò sulla via della vera verità con il suo motto "Esse est percipi". Ciò che non percepiamo non è.

Su questo però Silvia Montefoschi fu chiara illuminandoci con la sua scienza sulla questione affermando:

"Il finito proprio perchè finito non può finire mai ma può solo scomparire"

Cosa significa questa affermazione dell'ultima psicoanalista?

Significa che ciò che è, è indipendentemente dal fatto che ci sia: i particolari cioè possono anche continuare ad esistere ma se non sono, non sono e cioè anche se esistono scompaiono ossia smettono comunque di esistere.

Ecco perchè la questione ontologica è la questione più importante e l'ontologia è la scienza suprema.

Forse è proprio aver capito questa dinamica ontologica che ha fatto dire ai primi cristiani appartenenti non alla "Grande Chiesa" ma più di orientamento gnostico che il rabbi di Nazareth in croce non solo non soffrire per niente ma addirittura se la rideva bellamente: lui infatti era e i suoi aguzzini non erano. Lui era pieno di Essere e i suoi aguzzini accanendosi contro ciò che è si riempivano di non-essere.

Questo ha fatto arrabbiare Giovanni Evangelista che pur essendo altamente stimato presso le comunità gnostiche ha precisato che il Rabbi Jeshua di Nazareth non era soltanto vero Dio ma era anche vero uomo e dunque la crocefissione non è stata indolore.

Per Giovanni Evangelista infatti era importante salvaguardare il concetto di "incarnazione di Dio", principio che loro mettevano in discussione dicendo che il Rabbi sulla croce se la rideva bellamente.

Se gli gnostici intendevano dire che il Rabbi si metteva sotto i piedi le rotelle dei suoi aguzzini trasformandosi cosi in pattinatore allora non avevano torto ma avrebbero dovuto precisare, perchè Giovanni indubbiamente ha ragione, che era un pattinatore comunque pieno di dolori.



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