Una interpretazione dell'eterno ritorno

Da LogicaUnitaria.

Grazie al filosofo empirista Hume sappiamo che la causalità che distingue in causa-effetto, prima e dopo, quello che noi sappiamo invece essere un processo unitario, vale a dire la sincronicità, è solo un pregiudizio, una astrazione, una teoria statistica. Diceva in proposito il teorico dell’essere sociale Lukacs che “si percepisce sempre a partire da una teoria” che è quel prima, quell’a-priori dell’esperienza e della percezione in cui si ritrova la percezione stessa.

Il tempo non è nè lineare nè ciclico ma è tutte due le cose: ripetizione e differenza. Come diceva infatti il buon Marx “esistono venti anni che equivalgono ad un giorno e giorni che equivalgono a venti anni”. Ma questo è anche quello che succede in psicoanalisi e in ogni relazione di impegno psicoanalitico ovvero intersoggettivo: incontri su incontri apparentemente dove non succede nulla di nuovo e poi quell’incontro che fa il cambiamento, la trasformazione della relazione.

Grazie al filosofo evoluzionista ma non-materialista Bergson inoltre sappiamo che la materia e la memoria sono la stessa cosa.

Mentre grazie alla fisica del novecento siamo venuti a sapere infine che spazio, tempo e massa non sono cose diverse. Dunque spazio-tempo-massa, da allora li indichiamo come un'unica parola, per indicare questa unità di dimensioni.

Dunque ci troviamo immersi o se vogliamo possiamo dire anche "imprigionati" in una sfera, un mondo che è eterno ritorno, regno della statistica e della scienza ossia dell'esperimento e della reiterabilità dell'esperimento con la sua finzione di causa ed effetto e tuttavia in questo mondo fatto di eterno ritorno ossia di un paradigma che declina se stesso sempre ugual ma in tante versione che creano il miraggio di una differenza, in questa galera che è il regno della ripetizione vive comunque la differenza, ossia il germe di un nuovo paradigma e non soltanto i germi di sempre nuove varianti ma sempre del vecchio paradigma.

Così va il mondo: ripetizione, ripetizione, ripetizione, differenza e poi ancora ripetizione, ripetizione e ripetizione fino a una nuova differenza e così via.

Altri dicono le stesse cose parlando di fenomeni microevolutivi e fenomeni macroevolutivi.

Tuttavia questo andazzo non funzioan in eterno in quanto questa è solo la caratteristica della vita nell'universo ma uan volta che la vita esce in un esodo dall'universo ed è finalmente dell'uno la vita sarà sempre pura novità sempre differenza e non conoscerà ripetizione alcuna.

In conclusione possiamo affermare che la vita nella storia altro non è che un processo di liberazione dalla ripetizione.