Identità e Presenza

Da LogicaUnitaria.

Già solo il titolo potrebbe costituire oggetto di meditazione e dovrebbe aiutare a riflettere su questioni capitali per il destino della vita.


Una breve traccia da sviluppare:

1. Chi non riesce a forgiarsi una nuova identità fondata sulla pura presenza, necessariamente alla morte rimane in questo universo e l'Aldilà è ancora in questo universo.

2. Il soggetto ancora legato ad una identità non ancora fondata sulla pura presenza si ri-oggettiva in un Aldilà, Aldilà che è qua in questo universo e non è una astrazione.

3. Chi invece fonda il suo esserci sulla pura presenza al di là della sua forma corporeo-materiale e psichica non ha più alcun contenuto di pensiero da ri-oggettivare, non tratta più sè fuori di sè come altro da sè.

Questo, qui detto brevemente in soldoni, è una intuizione da sviluppare.


Non bisogna necessariamente morire fisicamente per fondare la propria identità sulla pura presenza ma semmai occorre e si può morire già adesso prima ancora di morire fisicamente. Per morire di questa nuova morte di cui abbiamo parlato basta considerare insignificante per il proprio esserci la propria forma-involucro che sia corporea o che sia anche psichica. Occorre essere pura consapevolezza e ritenere perfino il proprio psichismo qualcosa che non ci appartiene veramente proprio come il corpo: appartiene alla specie umana troppo umana ma noi siano i veri umani ossia puro spirito già adesso o più precisamente pensiero puro.

Altrimenti non resta che ri-oggettivarsi e ogni giorno ci reincarniamo e non è che ci reincarniamo solo dopo morti poiche la nostra ri-oggettivazione tutti i giorni a partire dalla mattina quando ci svegliamo e già questa una reincarnazione di una identità vecchia che ripete e ripete e ripete giorno dopo giorno se stessa fino all'ultima reincarnazione ossia fino all'ultima mattina.

Ma qual'è il senso delle reincarnazioni ripetute?

Il loro senso è la consumazione di tutte le possibili reincarnazioni che ci rimangono ossia tutte le carte che abbiamo ancora da giocare.

Non è che dobbiamo realizzarci, realizzarci nella vita, come alcuni ingenuamente credono ma dobbiamo invece consumarci.

La sapienza, la vera sapienza infatti non è una addizione ma una sottrazione.

Meno vite hai e più sei sapiente.

Chi è più morto, più è vivo veramente invece.

La gente è contenta di svegliarsi ogni mattina alla stessa vita di sempre, semplicemente perchè non ha la minima idea che possa esistere una vita ancora più vita e ormai si è rassegnata ai piccoli paradisi presenti nel grande inferno:

- o ha paura

- o ha rimosso

- o non sa

- oppure ama ancora troppo la vecchia specie umana

- o perchè è proprio un animale umano e allora come il cane che è contento di fare il cane, il gatto che è contento di potere fare il gatto ugualmente chi è veramente un appartenente della vecchia umanità è ben contento di essere un animale-umano che sono sì già egli umani ma non veri esseri umani che invece sono i fondatori del Regno (specificamente) Umano che non è solo oltre la biosfera ma è anche oltre la noosfera ossia oltre la stessa cultura essendo i nuovi e veri umani caratterizzati non per la risporduzione sessuale ma nenache per la comunicazione come riproduzione coscienziale ma solo per la "nuova percezione".

Il fatto è però che gli umani veri, quelli nati evolutissimi non possono rassegnarsi a vivere in un mondo ancora umano essendo loro invece fondamentalmente degli Dei ossia non più semplicemente consustanziali al Dio ma identici al Dio.

Pertanto una psicoanalisi come si deve, non una psicoanalisi per animali ma una psicoanalisi per Dei conduce il Dio alla morte già in vita affinchè liberatosi dalla sua vecchia identità ancora umana possa accedere a una nuova identità non più materiale ma fondata sulla pura presenza.

A che serve la psicoanalisi allora?

La risposta non può che essere: a morire prima del tempo.

A far sì che sorella morte ci trovi già morti quando verrà il nostro turno.

Solo chi ha una identità fondata sulla pura presenza può accedere all'immortalità mentre per gli altri il destino è sempre quello: il cimitero.

Molto presto o forse è già avvenuto l'Aldilà non ci sarà più ma solo l'Oltre.

L'apocalisse infatti intesa come fine delle reincarnazioni ripetute in un eterno ritorno è la fine sia di questo Aldiquà che di quell'Aldilà.

L'uni-verso è infatti il regno delle reincarnazioni, il regno della ripetizione, il luogo dell'eterno ritorno.


Che cos'è dunque il processo di transumanizzazione quale sprint finale del processo di individuazione universale?

Eccolo, è quello che abbiamo appena descritto, in grandi linee, proprio in questo articolo su "identità e presenza".

Occorre superare l'umanità, la vecchia umanità: oggi questa è l'evoluzione e tutto il resto è solo il progresso ma noi siamo evoluzionisti e non progressisti, vogliamo cioè voltare pagina e cambiare musica.

E' vero però come abbiamo descritto che il processo di transumanizzazione è necessariamente anche un processo di autodistruzione ma l'autodistruzione è solo l'autodistruzione del regno dell'eterna ripetizione perchè il progresso solo apparentemente è progresso e infatti la gente semplice lo sa e lo dice anche spesso quando esclama: "Tanta scienza e il mondo è sempre lo stesso".

Il vero progresso è solo un cambio di paradigma, un cambio di archetipo: questo movimento in verticale e non più in orizzontale è la vera evoluzione ed è anche l'unico procedere che permette di trovare la strada per uscire fuori dal labirinto, dal gioco di specchi dei transfert-controtransfert.


Praticamente l'articolo è concluso ma andrebbe sviluppato ulteriormente in tutti i suoi passaggi logici e scritto meglio.

Alla prossima dunque.