Processo di spersonalizzazione e processo di disappropriazione

Da LogicaUnitaria.

Tanti sono i nomi per indicare l'unico processo di individuazione universale e ognuno mette in risalto uno degli aspetti di questo processo.

Due di questi nomi da me finora poco utilizzati ma che mi rendo sempre più conto della loro importanza sono: processo di spersonalizzazione e processo di disappropriazione.

Eppure è importantissimo proprio ai fini di portare a compimento (perchè l'analisi è proprio terminabile), il processo di spersonalizzazione così come il processo di disappropriazione che tra l'altro sono legati in quanto l'uno implica l'altro.

Occorre cioè veramente spersonalizzarsi e smetterla di credersi un individuo in mezzo a tanti individui e comprendere che non si è un individuo ma l'Individuo per antonomasia.

Una tale spersonalizzazione che la natura richiede non agli esseri umani o meglio alla vecchia umanità ma solo ai mutanti, è necessaria affinchè coloro che sono attraversati dall'ultima mutazione realizzino la nuova forma vivente che poi è la nuova umanità caratterizzata dalla super-riflessione e quindi dal superamento definitivo dell'interdipendenza e l'affermazione indiscussa dell'intersoggettività.

Per realizzare questo occorre concepire il processo individuativo non come un processo artificiale ma come un processo naturale anche se è vero che ormai la natura non artificiale non si evolve più da parecchio tempo e l'evoluzione ormai è più solo l'evoluzione dell'artificio ma l'artificio è sempre la stessa natura che in questo oggi si presenta come natura artificiale ma l'artificio sono gli ultimi prodotti sempre di quella stessa natura i cui prodotti in tempi più remoti erano batteri, piante e animali.

La natura artificale nasce con l'ultimo degli animali e con l'innescarsi del processo di simbolizzazione che è un sinonimo per indicare la storia del lavoro umano che riflette simultaneamente sin dai tempi più remoti sul mondo esterno e sul mondo interno per spostare sempre più la sua attività riflessiva sul mondo interno e sempre meno sul mondo esterno ed è proprio questo spostamento nell'oggetto della sua riflessione che infine ha innescato l'ultima mutazione producendo cioè una nuova umanità che determinerà una volta stabilizzatasi come ultima forma vivente anche la fine della storia dell'universo che pertanto cesserà di essere scomparendo del tutto dalla vista e dalla percezione dei nuovi umani i quali avranno portato a compimento l'esodo dai vecchi cinque sensi al nuovo sesto senso che percepisce più solo il pensiero ma come realtà concreta e vivente.

In questo processo è importante il processo di disappropriazione poichè il singolo individuo nel giungere alla sua vera identità di Dio rischia se si appropria di questa nuova identità puramente relazionale cioè ontologica e non più storica di inflazionare l'ego rafforzando invece proprio quella interdipendenza che invece nei suoi intenti voleva demolire come il vecchio edificio dell'universo e che voleva addirittura demolire fin nelle sue radici e quindi demolirla per sempre e in assoluto affinchè l'universo non ritornasse più come il mondo dell'eterna ripetizione della separazione che paventa l'unione simbiotica del prima Big Bang.

Inoltre il processo di disappropriazione è importantissimo anche perchè se tu ti appropri dei tuoi demeriti è ovvio e naturale che tu ti appropri anche per le stesse ragioni anche dei meriti ma la verità è che noi non abbiamo alcun demerito ma neanche meriti: in natura non esiste la proprietà privata.

Chi si appopria non può evolvere ulteriormente e ugualmente chi non si spersonalizza non può evolvere ulteriormente.

Ecco spiegato quindi il perchè della necessità di portare a compimento di entrambi questi due aspetti dell'unico processo individuativo universale: ne va del destino della vita in perenne evoluzione.