Trovato un nuovo equivoco nel corso della caccia agli equivoci sulla psicoanalisi oltre la psicoanalisi

Da LogicaUnitaria.

Siccome intendiamo chiarirci sempre più la visione secondo il detto che "sapere è bene ma sapere meglio è meglio" andiamo continuamente alla ricerca di possibili equivoci poichè in questo campo è facile essere dello stesso parere salvo poi scoprire che la si pensa in maniera diametralmente opposta.

Il concetto centrale in psicoanalisi di "relazione"

Si sa che la psicoanalisi oltre la psicoanalisi dà un enorme anzi centrale importanza al concetto di "relazione" condividendo pienamente le tesi dell'evangelista Giovanni il quale oltre che sapiente della ebraicità era anche sapiente della grecità e risolse pertanto la domanda filosofica sull'Archè affermando che "in principio era la relazione".

Su questa strada si incamminò un'altro studioso della tradizione di pensiero ebraica Martin Buber che affermò "in principio era non la soggettività ma l'intersoggettività".

Sempre su questa linea di pensiero si muove anche "la psicoanalisi oltre la psicoanalisi" della biologa e psicoanalista Silvia Montefoschi di originaria formazione cristiana ma anche studiosa della Kabala.


Relazione e "relazione che era in principio"

E' qui però che i lettori frettolosi anche se entusiasti degli scritti della allieva di Freud e Jung possono prendere un abbaglio ed equivocare credendo che la relazione di cui parla l'ultima psicoanalista (soprannominata dall'inconscio universale nel suo linguaggio onirico anche con il titolo di "la figlia di Hegel") sia la relazione o una relazione.

Allora adesso facciamo chiarezza uan volta per tutte e meno male che ci siamo noi che facciamo un po di chiarezza in questa confusione sui vari approcci al pensiero della psicoanalista della relazione per antonomasia anche se tutti gli psicoanalisti sono psicologi della relazione essendo la psicoanalisi una psicologia del transfert.


La rivoluzione radicale del reale e gli errori degli innovatori

Già Silvia Montefoschi a suo tempo nel racconto del 1996 "La rivoluzione radicale del reale" denunciò nel capitolo su "Gli errori degli innovatori" come tra gli "innovatori" ci fosse una confusione dovuta al fatto che "mentre gli uni parlavano di pere gli altri parlavano di mele e credendo di comprendersi non si comprendevano affatto."

Questo è solo uno degli "errori degli innovatori" che Silvia Montefoschi prima di lasciarci, solo fisicamente beninteso, si è premurata di denunciare per fare chiarezza sul suo pensiero a futura memoria ed è anche vero che prima o dopo comunque una tale confusione diventerebbe talmente vistosa che sarebbe comunque risaltata a tutti, tuttavia è bene che Silvia l'abbia denunciata per tempo così come è bene che io nella misura in cui colgo nella mia esperienza di vita quotidiana concreta nuovi equivoci li metta in risalto in modo da evitarli in futuro anche io stesso perchè anche io potrei cadere vittima di simili sviste.

In cosa consiste l'equivoco che infine abbiamo colto?

Consiste nel credere che la relazione di cui qui nella "psicoanalisi oltre la psicoanalisi" si parla sia una relazione.

No! Lo diciamo subito non è una relazione ma è "la" relazione, vale a dire e più precisamente si tratta della "relazione che era in principio" per usare le stesse parole essenziali, precise ma allo stesso tempo rigorose come è nello stile di Giovanni.

Alcuni lettori/trici dei miei scritti obietteranno: "Ma non è la stessa cosa?! In fondo si tratta sempre della relazione."


Il transfert e la vera anima

No! La relazione che era in principio non è un transfert, è l'anima, l'anima vera ceh ti anima veramente e non la pseudo-anima, l'oggetto del soggetto, il conosciuto del conoscente.

La relazione che era in principio, è vero, era in principio nella simbiosi assoluta e malgrado l'evento manifesatosi poi nel fenomenico nell'evento Big Bang, ancora "il logos continuava a rimanere PRESSO la matrice originaria", la forma del pensiero, il pensiero formulato presso il pensiero ancora non formulato, una sorta di spirito apollineo ancora non separato dallo spirito dionisiaco, il figlio ancora presso la madre. Quella era la relazione che era in principio, uan relazione che non consceva un fuori della relazione essendo essi i due termini del princio dialogico dove l'altro è interno all'uno e non esterno.

L'altro esterno è l'altro del transfert. L'altro interno è invece il vero altro della relazione che era in principio. Quindi tutto il contrario di ciò che propagando quel fantomatico principio detto "principio di realtà" ma che non è per niente fantomatico essendo proprio la vecchia logica della separazione.


Psicoanalisi e psicoanalisti tra conservazione e rivoluzione

E forse è proprio perchè la psicoanalisi ha troppo spesso filtrato con questo fantomatico "principio di realtà" con cui si traveste sempre la vecchia logica della separazione che la stessa psicoanalisi è stata più di una volta accusata di normalizzare la dissidenza e di essere invece essa stessa che denunciava le resistenze una resistenza al processo di individuazione rivelatosi infine ai nostri tempi moderni come processo di transumanizzazione.

Lo psicoanalista non è un addetto all'ordine pubblico ma sempre di un ordine superiore che non tiene in nessuna considerazione "la norma" che poi altro non è che la variante divenuta "hic et nunc" maggioritaria ma sempre della vecchia logica della separazione poichè lo psicoanalista sa di un ordine nuovo di cui la realtà attuale è gravida e più di avere come criterio l'ordine della norma ha come criterio l'ordine nel suo farsi ordine del procedere inarrestabile e irresistibile del movimento evolutivo.

Quindi ogni qualvolta in questa sede i lettori leggeranno la parola "relazione" devono sapere che ci si riferisce alla "relazione che era in principio" e non ad una qualsiasi relazione.

Chiarito questo procediamo oltre.