Una sopravvalutazione del potere eversivo della conoscenza

Da LogicaUnitaria.

Questa in sintesi è la critica anche se datata al 1985 che muove una nota storica della psicoanalisi a Silvia Montefoschi e che qui riportiamo.

A quasi cent'anni della pubblicazione di "Saggi sull'isteria" (1895) di Sigmund Freud, S.V.Finzi pubblica una "Storia della psicoanalisi 1895-1985" nella quale così recensisce l'opera di Montefoschi precedente a "Il principio cosmico.Storia della preistoria del verbo" (1987):

"[...]Silvia Montefoschi, una psicoanalista che ha unito alla ricerca teorica l'impegno personale [...]identifica (L'uno e l'altro, 1977) nello scambio tra il singolo e la società, un punto di convergenza con il materialismo storico. L'uomo è ostacolato nella realizzazione del Sé dalla struttura sociale, espropriato dei suoi prodotti dai rapporti di produzione capitalistici. Per giungere alla integrazione del Sé, la psicoanalisi analitica deve preliminarmente individuare gli ostacoli, di natura storico-sociale, che si oppongono all'autorealizzazione, farsi cioè «critica dell'ideologia».

L'autorealizzazione deve però avvenire al di fuori delle concrezioni sociali egoriferite (famiglia, classe, partito, nazione), che precludono l'individuazione, intesa come attuazione dell'universalità dell'umano.

Mentre l'analisi delle contraddizioni dell'inconscio personale, come espressione delle contraddizioni storico-sociali, si inscrive nella critica marxista, la strategia terapeutica proposta da Montefoschi, benchè contenga indubbi aspetti innovativi, risente ancora (soprattutto nelle finalità universalistiche, extrasociali, e metastoriche dell'autorealizzazione) dei fondamenti idealistici della teoria junghiana. Con il suo libro del 1982 (Al di là del tabù dell'incesto) Montefoschi individua il principale ostacolo alla integrazione del Sé, alla socializzazione e a un armonico rapporto col mondo nel divieto dell'incesto. La condanna dei rapporti endogamici e, in particolare, la barra che separa la madre dal figlio producono la struttura dicotomica della nostra civiltà ove la cultura si oppone alla natura, il maschile al femminile, la coscienza all'inconscio, il soggetto all'oggetto. L'ordine familiare stabilisce e perpetua il divieto al ricongiungimento. In tal modo l'uomo si aliena dalla realtà, dagli altri, da se stesso. Estremamente efficace risulta l'analisi della posizione spettante in questo ordinamento alla donna. In quanto originariamente interdetta, essa diviene l'oggetto dell'uomo, il suo altro, cui viene delegata la parte notturna - la gestione dell'affettività e della cura quotidiana - spettando al maschile la sfera luminosa ed emotivamente protetta della conoscenza.

Sono analisi critiche di grande suggestione al termine delle quali la Montefoschi giunge a prospettare, attraverso il riconoscimento della negatività del divieto dell'incesto, la possibilità di un suo superamento ed il raggiungimento di una ricomposizione totale. ma la presa di coscienza (anche alla luce dell'esperienza psicoanalitica) non appare certo sufficiente a scalzare il dispositivo sul quale si basa, da sempre, come la Montefoschi stessa dimostra, il nostro assetto sociale e culturale. La sua proposta attribuisce alla conoscenza un potere eversivo che misconosce le determinazioni dell'inconscio, che riaccentra l'uomo su se stesso in un progetto umanistico pre-psicoanalitico. Comunque la speculazione di Montefoschi riconduce la psicoanalisi all'interno del dibattito culturale contemporaneo, delle tensioni politiche e sociali emergenti, sottraendola alla dimensione del privato e alla suggestione dell'arcano."