Commentario biblico al Genesi

Da LogicaUnitaria.

Nel libro del Genesi si racconta che l'autorità ossia la conoscenza istituzionalizzata, formalizzata, codificata, la catena associativa considerata NORMA legifera ad Adamo ed Eva, coloro che erano i due termini del principio dialogico:

"Potete mangiare di tutti i frutti del giardino dell'Eden e rimarrete figli miei, i miei protetti ma guai a mangiare il frutto proibito dell'albero della conoscenza del bene e del male, l'albero dell'evoluzione".

Invece di chiedermi perchè quel frutto no, io mi chiedo invece perchè quegli altri frutti sì?

A me pare chiaro che quei frutti legittimi sono solo memoria, frutti che risottomettono i due termini del principio dialogico ossia Adamo ed Eva all'autorità della memoria, l'autorità del già pensato e non più ripensato cioè non più riflesso che altro non è che l'autorità del pre-giudizio. Pre-giudizio che poi risulta essere il pensiero stesso nella sua immediatezza che pertanto ripete sè stesso o meglio ripete il suo ordine, un ordine divenuto vecchio che necessita di rinnovarsi ossia di ripensarsi.

Il "Genesi" quindi racconta un evento di un processo di conoscenza: il soggetto è già duale fin dall'inizio ma ha in sè la memoria del già riflesso che comunque dà delle certezze e sicurezze, il giardino dell'Eden protettivo ma non si può vivere in eterno dipendendo da quanto si è già riflesso.

Si è due ma non si sa del due proprio perchè il padre protettivo rende uno ma questo uno non è ancora il vero uno, il vero uno è infatti il due stesso.

I due sapranno del due dopo il peccato originale ma a questo punto devono riimparare il sapere dell'uno ma dovranno cercare un nuovo uno, un vero uno poichè indietro alla simbiosi assoluta del paradiso terrestre non si potrà più ritornare anche perchè sarà posto un angelo a sbarrargli la strada involutiva di un ritorno a prima del peccato originale dunque dovranno cercare la via della redenzione solo in avanti e non più nostalgicamente indietro: la libido cioè e quindi il pensiero prende la via dell'evoluzione.

La vita, in altre parole, è solo la vita del pensiero, e il Genesi racconta un processo del pensiero nella forma di personaggi: Adamo, Eva, il Padre Eterno, l'Arcangelo Michele e poi in seguito anche il Cristo con il Nuovo Testamento ma si tratta sempre e solo del pensiero perchè è sempre e solo il pensiero che si dà forma in tizio, caio e sempronio.

Il pensiero è il primo essere vivente, ed è anche l'ultimo essere vivente, l'alfa e l'omega della vita, ed è in ultima analisi l'unico essere vivente.

Il Genesi quindi racconta una vicenda del pensiero, una vicenda di Dio, una vicenda conoscitiva poichè Dio è il pensiero che pensa se stesso.

La vita infatti non è fare qui, fare là, fare su e fare giù ma è Dio che pensa Dio e certamente per pensarsi ha anche fatto cioè si è proiettato fuori di sè ma per ritornare infine di nuovo in sè: uni-verso.

Dall'uno all'uno oltre l'uni-verso.

Dall'uno simbiotico interdipendente all'uno duale intersoggettivo: la storia della relazione ma la storia passa e resta solo la relazione cioè i due termini del principio dialogico cioè la storia finisce ma ciò che non finisce è Dio stesso ossia la vita la vita relazionale che pertanto non si dà più nella storia cioè nello spazio-tempo dell'universo.

Dio quindi dopo l'evento apocalittico che è insieme redentivo non tratta più sè fuori di sè come altro da sè nelle creature ma tratta più solo in sè.


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