Contro la cultura

Da LogicaUnitaria.

Il titolo è "contro la cultura" ma in verità si tratta solo di andare oltre la cultura, di superare la fase culturale del viaggio evolutivo.

Qui nessuno vuol propagandare la tesi, invece da molti sostenuta, che "gli animali sono meglio degli uomini" e nemmeno la nostalgica tesi di Rousseau sull'uomo naturalmeente buono dello stato selvaggio che è stato corrotto dalla modernità anzi noi siamo per l'apologia dell'artificio, siamo per la difesa ad oltranza della nuova natura artificiale e cosa c'è di più artificiale del simbolo e dello strumento di lavoro che crea nuovi strumenti di lavoro in un vero circolo virtuoso che ci allontana sempre più dallo stato naturale proprio della natura naturale?

Noi andiamo ancora oltre e riteniamo come di seguito argomenteremo che adesso che abbiamo capito che la nostra vera natura non è la spontaneità irriflessiva ma è proprio l'attitudine a mediare, riteniamo che a questo punto si può fare di questa attitudine a riflettere un istinto a riflettere creando così una nuova spontaneità altra dalla spontaneità infantile o animale.

Quando si era ancora delle scimmie-umane infatti la stazione eretta pur essendo già conquistata non si era ancora trasformata in in vero nuovo istinto a stare su solo due zampe mentre oggi dopo due milioni di anni di esercizio a stare su due zampe, per noi è proprio un istinto e anzi faremmo veramente una fatica indicibile a ritornare a camminare a quattro zampe: la stessa cosa vale per l'attitudine a riflettere che oggi a molti costa ancora fatica ed è percepita addirittura come contro-natura e comunque qualcosa che mortifica la spontaneità intesa come genuinità. Sarà anche genuinità infatti quella che alcuni professano lanciando irresponsabilmente la parola d'ordine di un "ritorno alla natura" ma è comunque ancora una genuinità animale.


La montagna della redenzione

La cultura è solo una fase, uno step by step della grande scalata alla montagna della redenzione. La fase evolutiva culturale è solo una delle tante vette di questa grande montagna assieme alla vetta costituita dalla litosfera e prima ancora dalla biosfera.

La noosfera ossia la sfera dei pensati e quindi dell'arte, della musica, della letteratura, della tecnologia e della politica quale arte dell'amministrazione della polis e tutto il resto dello scibile sono il punto di arrivo del processo di umanizzazione della natura ancora inumana ma noi siamo già arrivati al nuovo processo di transumanizzazione e se per la vecchia umanità può essere ancora utile Van Gogh, Beethoven, il latino e il greco e tutte le altre scienze, per noi oltre-umani sono solo come il pavimento su cui poggiare i piedi per non ritornare allo scalino precedente ma il nostro compito non è acculturarci ulteriormente ma di liberarci da ogni pensato per mantenere sempre più stabile la nostra identità di pensanti e non di pensati. Pensanti che per essere tali si relazionano ad altro pensante e non a altri pensati.

Ciò che è stato pensato è già stato pensato ma i pensati costituiscono ormai la dimensione orizzontale e oggettuale dell'Essere, sono massa, e quindi spazio-tempo: nostro compito è superare ogni spazio-tempo affinchè lo spazio tra l'uno e l'altro del discorso sia uguale a zero e quindi anche il tempo per giungere all'altro sia istantaneo. Che cos'è infatti la massa? Altro non è che il tempo per percorrere lo spazio che ancora ci separa dall'altro pensante del dialogo infinito.

Superare lo spazio-tempo non conduce alla simbiosi e quindi alla barbarie se si mantiene la distinzione tra l'uno e l'altro del discorso, distinzione che non è comunque separazione stante il permanere ormai stabilmente il sapere fondamentale dei due che pur essendo due sanno e non rimuovono mai la consapevolezza che sono sempre uno in ogni caso: i due termini dell'unico principio dialogico. Questo ultimo sapere fa sì che la dialettica interminabile della storia trapassi infine nel dialogo oltre ogni dialettica e quindi oltre la stessa storia.

Prima quando c'era il pericolo della simbiosi perchè l'Eden era ancora erotizzato libidicamente e la cultura aveva proprio la funzione di costituire un margine a questo ritorno alla simbiosi, la cultura funzionava come terzo tra l'uno e l'altro della relazione ma oggi che il desiderio di un ritorno all'Eden non c'è più grazie alla psicoanalisi che ha diserotizzato il gioco odio/amore, il pericolo della simbiosi e della barbarie non sussiste più.

Oggi quindi e solo oggi la cultura per i nuovi umani non è più necessaria ma anzi fa ostacolo in quanto impedisce di pensare il nuovo ma ancora ripete il passato evolutivo impedendo un vero rapporto diretto e non mediato dalla cultura tra l'uno e l'altro del discorso.

Il rapporto diretto e spontaneo tra l'uno e l'altro del discorso infatti non è più immediatezza ma nuova immediatezza che è immediatezza rifelssiva e non più immediatezza irriflessiva poichè oggi si sa dell'unità dei due.

La cultura quindi non può che ristagnare in questa ultimo scenario storico e ripetendosi sempre uguale a se stessa malgrado le tante versioni infine marcisce.

La cultura pertanto oggi e solo oggi scade nel feticismo, nel collezionismo, nell'accumulo di un sapere inutile ormai.

L'unico "pensante" duale e la molteplicità dei "pensati"

1. Litosfera

2. Biosfera

3. Noosfera

4. Pensante puro che non pensa alcunchè. ("E il pensiero infine cessa di pensarsi per più solo sentirsi" Silvia Montefoschi)

La nuova pratica del non-pensare per concentrarsi solo sul pensante

Già abbiamo detto che di pensante c'è nè solo uno in tutto l'uni-verso anche se è duale.

Detto in altre parole: cosa attrae la nostra attenzione e cosa ci intenziona? il dito o la luna? Siamo interessati ai particolari? al detto oppure al dicente? Ai pensati o al pensante?

Molti infatti non riescono a pensare se non pensando qualcosa, un qualche contenuto di pensiero e questo significa che l'evoluzione forse non è il loro destino: si fermeranno quindi su quella vetta mentre altri, una minoranza proseguiranno il viaggio a partire proprio da quella vetta culturale già così elevata. E' pertanto necessario abbandonarli al loro destino come un alpinista che taglia il cordone ombelicale che lo lega ad altri alpinisti per non farsi trascinare anch'egli in basso.

Non resta quindi che dire agli uomini e alle donne della cultura "Auf wiederseen" e abbandonarli per proseguire oltre la cultura verso la nuova e vera immediatezza.

Chi si ferma è perduto.


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