Farsi beffe del logos non è una buona terapia ma comunque prepara il terreno fertile

Da LogicaUnitaria.

La forza di gravità esercitata sull'attività pensante

Oggi all'ordine del giorno del processo evolutivo universale è solo il superamento della forza gravitazionale della materia, cioè del corpo e non solo del corpo ma anche della psiche cioè dell'anima.

Si può pensare quello che si vuole ma comunque tutti i nostri pensieri restano vincolati a una tale forza gravitazionale il che significa che comunque varino i nostri pensieri gravitano comunque e sempre intorno all'orbita corporea-materiale come un elettrone attorno al suo protone su uno dei livelli energetici che il protone materiale permette. Siamo cioè coem un cane legato al guinzaglio del padrone che gli permette tanta libertà pari a quanto è lungo il guinzaglio e solo allorchè tenta di allontanarsi troppo percepisce il guinzaglio che gli serrà la gola e solo in quel caso così se non si allontana rischia di illudersi di essere veramente libero.

Da questa realtà scaturiscono le filosofie materialiste, scettiche e relativistiche e in particolare le cosidette correnti della filosofia contemporanea dette post-moderne o del pensiero debole che come Derrida auspicava si fanno beffe del logocentrismo, alle quali aggiungiamo anche le moderne filosofie femministe dette della "differenza sessuale" che anch'esse spernacchiano il logos e il concetto di Uno.

Intendiamoci, come tutti i sintomi anche tali visioni che conducono comunque al trionfo del nichilismo realizzato sono elementi positivi per incentivare il logos stesso a prendere coscienza dei suoi limiti e ad andare oltre, tuttavia tali sintomi non vanno oltre ma comunque creano quel terreno fertile, il deserto, per riuscire ad emancipare il logos dalla forza gravitazionale della corporeità materiale del pensatore prendendone principalmente coscienza. Coscienza non per sminuire il logos ma per potenziarlo energeticamente poichè il corpo materiale esercita la sua potenza sul logos solo grazie alla sua forza energetica che gli conferisce il pensante e non per altro.

"La carne non può nulla: la carne può solo far soffrire ma è lo spirito che dà la vita" (Evangelo secondo Giovanni)


Il potere del corpo è il potere del dio donna quale altro aspetto del dio misconosciuto e rimosso

La potenza del corpo gli è conferita solo dal fatto che mentre l'uomo si è spinto sempre più avanti nella conoscenza, la donna è invece rimasta all'età della pietra confinata in un universo materiale fatto di cibo, cacca dei bambini, e sette miliardi di scopate per produrre altra materia.


Atto finito e atto infinito

Ma cos'è il logos?

Il logos altro non è che il vecchio maschio: l'atto finito del Pensiero infinito.

Attenti però a non buttare via il bambino con l'acqua sporca perchè Dio comunque è maschio, l'atto infinito del pensiero infinito e non c'è femminismo, nè movimento LGBT che tenga: è così, occorre farsene una ragione. Occorre soprattutto essere maschi e il fatto di essere nati donna non è una buona giustificazione per non farsi simili a Dio e non rimanere invece le sue povere creature.


Umani materiali, psichici/animici e pneumatici/spirituali

Presso le primitive comunità cristiane di orientamento gnostico che già allora distinguevano le varie tipologie di umani in umani materiali, umani psichici cioè animici e umani pneumatici cioè spirituali, si diceva "Se non diventerete maschi non entrerete nel regno dei cieli"

La stessa cosa predicava la mistica cristiana spagnola Teresa d'Avila alle suore di clausura del suo ordine carmelitano.


L'unico maschio vero e i tanti pseudo-maschi

Il soggetto vero che poi è il maschio vero è uno solo ed è lo stesso processo evolutivo chiamato anche Automaton dagli antichi greci che ci sono antenati di civiltà contro la barbarie, ma possiamo anche chiamarlo destino, fato, sincronicità.

E' il maschio vecchio che va superato e non il maschio in sè poichè il vero maschio, ossia l'atto infinito del pensante infinito è solo l'Automaton.

L'unica maniera per essere un tale maschio vero è solo quello di farci tutti le femmine di questo unico e vero maschio per essere tutt'uno con l'unico soggetto pensante infinitamente pensante che è l'unico e vero immortale.

Solo così e non in altra maniera si potrà affermare:

"Morte finalmente sei stata sconfitta"

Dove sono oggi infatti tutti i vecchi maschi e le loro partner, le vecchie femmine?

Al cimitero, il luogo della spazzatura della storia, di questa storia dell'universo ormai giunta al suo capolinea definitivo dove si svolge in questa ultima epoca storica del processo individuativo dell'uni-verso il processo di autodistruzione della vecchia specie umana, necessaria per la nascita di una nuova umanità caratterizzata non più da tante soggettività individuali ma da un'unica soggettività.

Il vecchio maschio cioè il vecchio Padre Eterno unilaterale che non aveva ancora fatto i conti con la Donna, l'altro Dio quale potenza infinita del pensiero, oggi non c'è più poichè è nato il prototipo della nuova umanità super-riflessiva emancipatisi definitivamente dalla forza gravitazionale corporea materiale che condizionava l'attività pensante e questo prototipo ha già un nome: GiovanniSilvia.

Farsi beffe del logos cioè il trionfo del nichilismo non è una buona terapia tuttavia creando deserto di vecchi valori prepara il terreno fertile per l'ascolto di un nuovo che irrompa nella coscienza e trasformi radicalmente la vita.


Dalla consustanzialità con Dio all'identicità con Dio o del necessario processo di spersonalizzazione

Allora nel superamento della ruota di nascite e morti potremmo superare anche il vecchio detto:

"Non sono più io che vivo ma è il Dio che vive in me" che è la formula magica della consustanzialità con Dio per una nuova formula, quella dell'identicità con Dio già utilizzata dal rabbi di Nazareth almeno in una occasione, nel momento in cui il suo discepolo Filippo gli chiede:

"Tu ci parli sempre di questo Padre, faccelo vedere in modo che lo si possa conoscere questo Padre misterioso di cui tu parli continuamente"

E il rabbi che sapeva che non esisteva alcun Padre altro da lui stesso, così gli risponde:

"Eppure Filippo è molto che io sto con voi e tu mi chiedi di farvi conoscere infine il padre!?"

E completa la formula dell'identicità e non più della consustanzialità con il Padre affermando:

"Io sono nel Padre e il Padre è in me: le parole che io dico non vengono dalla mia mente ma il Padre che è in me esprime il suo pensiero"

Questa è anche la formula del processo evolutivo di spersonalizzazione completa, necessario al superamento dell'Io ossia di una identità ancora personale e individuale.



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