Freud Jung Montefoschi

Da LogicaUnitaria.

Diffusione della psicoanalisi junghiana a livello mondiale

Jung ebbe molti discepoli che abbracciarono il suo indirizzo psicoanalitico o che abbandonarono il movimento freudiano perché più in sintonia con la svolta da lui impressa su questo o quel punto della teoria psicoanalitica. Ciascuno a modo suo si trovò a sottolineare in particolare questo o quel particolare concetto proprio della psicoanalisi archetipica-individuativa del pioniere di questa scuola.

Così tra i più importanti pionieri o divulgatori dell'orientamento junghiano vanno annoverati Erich Neumann (1905-1960), grande studioso della storia della coscienza e delle sue origini nonché dell'archetipo fondamentale della Grande Madre. Con una enfasi particolare sottolineò in una lettura più consona alla sua visione della psicoanalisi archetipica elaborata da Jung,l'impostazione evoluzionistica in essa presente enunciando i vari stadi evolutivi di emersione del fenomeno della coscienza dall'inconscio e come anche a livello dell'evoluzione psicologica del singolo individuo si possa applicare il principio scoperto nell'ambito delle scienze naturali secondo cui l'ontogenesi ricapitola la filogenesi. Conseguenza del modello archetipico-individuativo-evolutivo proprio di Neumann è la sua denuncia della ipertrofia dell'elemento maschile caratteristica della coscienza occidentale ancora patriarcale elaborata nel suo "La psicologia del femminile" del 1953 dove auspica una integrazione dell'elemento femminile a vantaggio di un affrancamento dalla coscienza di gruppo.

L'americano James Hillman (1926), che è stato anche presidente dell'Associazione Internazionale di Psicologia Analitica ed è attualmente l'esponente di punta del cosiddetto "approccio archetipico". L'inglese Michael Fordham (1906-1995), che cercò di integrare aspetti della psicologia analitica classica con i risultati e le teorizzazioni della scuola delle relazioni oggettuali. Tra gli altri psicoanalisti junghiani degni di nota vi è la stessa moglie di Jung, Emma Jung (1882-1955) che ha dedicato gran parte della sua vita di psicoanalista a ricerche sulla psicologia del Santo Graal, lasciate incompiute alla sua morte e portate a compimeno da un'altra famosa psicoanalista junghiana Marie-Louise von Franz (1915-1998). Quest'ultima, allieva e collaboratrice di Jung all'Istituto omonimo di Zurigo, mise particolare enfasi alle affermazioni di Jung sui poteri di autoguarigione della natura a scapito di ogni teorizzazione psicopatologica generale, ed approfondì i temi del sogno e del simbolismo alchemico.

Rilevante inoltre anche per l'importanza e la diffusione di questa corrente di pensiero contemporanea nel nostro Paese è il medico pediatra berlinese Ernst Bernhard (1896-1965) collaboratore di Jung ma emigrato in seguito in Italia e pertanto considerato il padre della psicoanalisi di orientamento junghiano nel nostro Paese che diversamente da altri discepoli di Jung sottolineò con particolare enfasi, anche nel suo insegnamento ai suoi nuovi allievi psicoanalisti italiani, il concetto junghiano di individuazione e come lo psicoanalista in quanto psicoterapeuta deve sempre essere un alleato costante ed intransigente delle istanze individuative del paziente anteponendole sempre a quelle della coscienza collettiva.

Questo insegnamento fu fatto proprio dai più eminenti psicoanalisti italiani di orientamento junghiano come Mario Trevi e Aldo Carotenuto che andando oltre le polemiche interne alle varie scuole di psicoanalisi parlò di "psicoanalisi unificata". Su questa stessa linea si è mossa un'altra allieva di Ernst Bernhard, Silvia Montefoschi che fin dai primi anni sessanta lavorò in concreto a questa unificazione teorica dei tre indirizzi fondamentali della psicologia del profondo, freudiana, junghiana e adleriana, in una prospettiva coerente al metodo di pensiero dialettico che gli è sempre stato proprio. Del resto lo stesso Jung, diversamento da quanto poi è stato veicolato dalla vulgata del suo pensiero sempre incline alle facili contrapposizioni polemiche, non ha mai negato la veridicità sia del principio di eros freudiano sia del principio della volontà di potenza adleriano ma soleva dire piuttosto che erano veri entrambi e tuttavia ciò che egli sottolineava con il suo proprio principio individuativo era che cosa sia eros che la volontà di potenza erano divenuti nella storia psicologica evolutiva del singolo individuo e del collettivo.


Sviluppi della psicoanalisi di orientamento junghiano dopo Bernhard

Ernst Bernhard, pur essendo tedesco va considerato come il padre di tutto il movimento psicoanalitico italiano di orientamento junghiano. È da lui, infatti, che hanno ricevuto la loro formazione i più noti psicoanalisti italiani junghiani come Mario Trevi, Aldo Carotenuto, Silvia Montefoschi.


L'inconscio universale e l'intersoggettività oltre il tabù dell'incesto

Di questi suoi allievi, Silvia Montefoschi, già impegnata ad una rilettura unitaria e dialettica dei vari orientamenti della psicoanalisi, a partire dal 1977 iniziò una copiosa produzione, tendente ad una rifondazione epistemologica della teoria e della pratica psicoanalitica, nella quale la legge del tabù dell'incesto quale legge universale dell'evoluzione a partire dal Big-Bang trova un posto centrale. Allo stesso modo il concetto di intersoggettività, quale infrazione di questo tabù, si fa promotore di un'ulteriore evoluzione e che pertanto da essa non viene inteso come in altri ambiti del pensiero psicoanalitico, che fanno uso di questo concetto d'intersoggettività per riferirsi soltanto ad una tecnica psicoterapeutica. Nella prospettiva di una psicoanalisi fondata sul tabù dell'incesto quale legge universale del processo evolutivo, l'intersoggettività quale infrazione di questo tabù acquista il senso radicale di un "normale" modus vivendi dell'uomo e della donna di conoscenza impegnati nella "rivoluzione radicale del reale", o processo di individuazione universale. Nel quadro di questa impostazione teorica affiancò ai concetti di inconscio personale freudiano e di inconscio collettivo junghiano il suo inconscio universale e rilesse l'intera storia della psicoanalisi e delle sue varie scuole, correnti e orientamenti, apparentemente nello stile dialettico di Hegel, come un tutto unitario. Secondo la Montefoschi la psicoanalisi coincide con la storia della psicoanalisi e, a sua volta, la psicoanalisi quale ultima filosofia o "ultimo pensarsi del pensiero alle soglie dell'infinito" costituisce l'ultimo brano della storia universale per cui con la stessa "morte della psicoanalisi", allorché avrà esaurito la sua funzione evolutiva storico-sociale, si conclude la preistoria dell'essere e l'essere quale soggetto pensante duale potrà continuare ad esserci, ma senza più bisogno per esserci di declinarsi necessariamente nell'oggetto. Così che l'uni-verso nel portare a compimento quel processo d'individuazione, che è appunto la storia dell'uni-verso, troverà infine la sua vera identità, alla cui ricerca è sempre stato mosso, nell'uno vero finale.