La lettura psicoanalitica del fenomeno della proiezione

Da LogicaUnitaria.

"[...] probabilmente il futuro stabilirà che l'importanza della psicoanalisi come scienza dell'inconscio oltrepassa di gran lunga la sua importanza terapeutica."

(Sigmund Freud, 1938)


La proiezione non è solo un meccanismo di difesa ma è molto di più: è una modalità universale dello psichismo. E' praticamente ciò che fa norma, la normalità quando non scade in modalità proiettive stigmatizzate dalla società anche per motivi di ordine pubblico come è il caso della "paranoia" per esempio. Tuttavia già Freud aveva affermato la contiguità tra normalità e psicopatologia il che significa che la proiezione è considerata sia normalità che psicopatologia tanto che Freud giunse a considerare il fenomeno dell'innamoramento che non è certamente ascrivibile alla psicopatologia, invece venne ritenuta dal padre della psicoanalisi come "una affezione morbosa della psiche" e quindi come una sorta di attentato e messa in crisi della "lucidità" detto anche "principio di realtà".

Una psicologia della proiezione

La psicoanalisi chiama anche transfert il fenomeno già conosciuto da molto tempo prima di Freud della proiezione. Lo chiama "transfert" soprattutto se questo si svolge all'interno di una relazione esplicitamente psicoanalitica come è proprio quella tra lo psicoanalista e il suo paziente.

E' così importante il fenomeno della proiezione per la psicoanalisi che noi non abbiamo avuto alcuna remora a definire come sinonimo della disciplina psicoanalitica il termine di "psicologia del transfert" o "psicologia della proiezione".

Oltre la vulgata psicoanalitica e oltre la stessa preistoria della psicoanalisi

C'è comunque nella vulgata psicoanalitica e non solo nella vulgata ma anceh tra i massimi esperti di psicoanalisi un equivoco proprio su questa questione così centrale in psicoanalisi che è il fenomeno della proiezione che spesso innesca un circolo vizioso che la scienza psicoanalitica chiama "contro-transfert" e che fa scadere ogni relazione psicoanalitica invece in una delle tante relazioni mondane tutte equivalenti nel loro valore evolutivo proprio perchè caratterizzate da quell'immediato botta e risposta che sono il transfert e il contro-transfert che è tipico del modo di relazionarsi dell'animale-umano che è animale proprio per questa modalità relazionale e non perchè abbia un corpo animale poichè anzi il corpo umano è proprio per corpo che l'evoluzione animale ha prodotto da cui dalla mano scaturisce la parola, il simbolo e quindi lo spirito.

Non è infatti un sacrilegio dire che lo spirito nasce dalla mano umana e solo dalla mano umana, la mano umana infatti non si è limitata a produrre strumenti di lavoro ma anche a produrre strumenti per produrre altri strumenti di lavoro in un vero e proprio circolo virtuoso negaentropico che ha tracciato la storia del lavoro-umano. Lavoro umano questo che esercitato prima in modalità estrovertita ha prodotto la storia della tecnica e poi invece esercitata in maniera sempre più introvertita ha prodotto la religione, la filosofia e infine anche la psicoanalisi nel momento in cui la medicina non solo con Freud ma soprattutto con Freud ha spostato il suo interesse dal corpo umano all'anima umana.

Ritornando alla questione del transfert che è spesso equivocato iniziamo subito col dire che questo equivoco ha una sua prima spiegazione dicendo che anche la psicoanalisi come tutte scienze ha una sua preistoria ed è proprio nella preistorica della psicoanalisi che si radica questo equivoco sul fenomeno proiettivo.

La psicoanalisi allo stato dell'arte

Esiste, tuttavia ma solo al termine della storia della centenaria storia della psicoanalisi, una nuova psicoanalisi che chiamiamo "psicoanalisi allo stato dell'arte". Quest'ultima psicoanalisi che è anche già oltre la psicoanalisi è nata non in rottura con la vecchia psicoanalisi ma al contrario proprio in continuità con tutta la storia dell'elaborazione di pensiero psicoanalitico. A differenza delle altre psicoanalisi più antiche, questa non ritiene importante ciò che si proietta, il contenuto di pensiero che viene alienato fuori di sè, ma ritiene invece di vitale importanza proprio per un decorso felice del processo psicoanalitico perchè giunga al suo termine, proprio l'atto proiettante in sè indipendentemente dai contenuti che l'atto proiettante aliena fuori di sè come altro da sè.

Ebbene è invece questa nuova concezione dell proiezione e quindi del transfert che la vecchia specie umana non può in nessun modo proprio accettare pena trapassare da vecchia umanità come essa di fatto è tutt'ora in una nuova e vera umanità in grado di fondare il primo regno non-materiale del Vivente che è il Pensiero, dopo i tre regni materiali: minerale (litosfera), vegetale e animale (biosfera), animale-umano (noosfera, cultura e Aldilà). La vecchia umanità è talmente impossibilitata ad accettare questa più corretta e veridica concezione del fatto proiettivo e transferale che è costretta a tacciare la creatura di Freud divenuta infine adulta come una vera e propria follia essa stessa da curare magari come sindrome di inflazione egoica o megalomania.

Questo comunque è lo scenario attuale di tutta la ricerca scientifica mondiale essendo la psicoanalisi la sceinza delle scienze, la sceinza suprema proprio in quanto scienza d'amore che non avendo alcuna ricaduta dal punto di vita della tecnica non viene considerata valore in questo mondo dove solo il valore di scambio ha valore.

L'ultima rivoluzione scientifica

Questa lettura del fatto proiettivo costituisce anche una nuova epistemologia, una nuova e vera rivoluzione scientifica, l'ultima rivoluzione scientifica che fonda pertanto la vera scienza.

Questa lettura della psicoanalisi come nuova rivoluzione scientifica non è proprio una novità e infatti già lo stesso Freud aveva più o meno chiaramente intuito che ciò che aveva creato era molto, molto più, che una semplice nuova tecnica psicoterapeutica tra tante altre metodologie per tentare di curare le persone affette da turbe psichiche. Dopo Galileo-Galilei, dopo Newton, dopo Einstein c'è Freud e del resto già nella nuova fisica quantistica del novecento si coglie che l'osservatore dell'esperimento non può essere imparziale, neutro, ma esso stesso condiziona l'esperimento. Altri hanno espresso lo stesso concetto dicendo che "si percepisce sempre a partire da una teoria" (Georgy Lucacs) ossia da una gestalt a-priori. Forme del pensiero queste gestalt che Jung chiama archetipi.


Cento e passa anni di prassi psicoanalitica hanno prodotto infine un nuovo archetipo: un vero 'novum storicum'

Ebbene proprio in merito alla questione di queste forme del pensiero o archetipi va anche detto che la psicoanalisi non solo si è limitata a studiare questi archetipi ma essa stessa nel corso di cento e passa anni di prassi psicoanalitica quotidiana di applicazione della sua ermeneutica del sogno ai sogni della gente che da più strati della popolazione mondiale giungeva in psicoanalisi, infine ha prodotto un nuovo archetipo: l'archetipo dell'ultima coniunctio.

Nel momento in cui si incarna un tale nuovo archetipo, che poi è il nuovo soggetto super-riflessivo non più singolare ma duale, in quell'istante lo scienziato, l'osservatore, il soggetto conoscente cessa pertanto di essere altro dal suo esperimento, dall'oggetto di osservazione consapevole che il veggente e il visto sono una unità processuale inscindibile pena produrre quella massificazione e poi anche materializzazione della conoscenza in cui consiste proprio la vera essenza dell'universo intero che è costituito infatti a partire dalle particelle di materia e antimateria, fino all'atomo, la molecola, la molecola del DNA e via di seguito, di tante forme della conoscenza concepite nel noumenico e massificatesi e materializzatesi al livello della realtà fenomenica.

Non si tratta di uscire dal corpo (O.B.E o Aldilà) ma di uscire dall'uni-verso ossia svegliarsi dal sogno dell'evoluzione (Oltre, SSR o Uno-Duale)

Uscire dall'universo pertanto coincide con l'uscire dal sogno dell'evoluzione e risvegliarsi alla vera realtà in cui il sognatore universale duale si riconosce quale Dio stesso: la relazione che era in principio, prima dello stesso principio e che quindi è sempre stato, è e sempre sarà l'Infinitamente Vivente al di là dello spazio-tempo-massa ossia la relazione quale vero vivente al di là della stessa storia della relazione.

Più vero di me e di te è la relazione ma la relazione siamo proprio io e te.

Tutto passa e solo la relazione resta.

Ecco perchè questo mondo finito costituito da tante forme finite del pensiero ovvero pensati è solo vanità, solo vanità e niente altro che vanità.



"E le cose di prima sono passate"

(Apocalisse di Giovanni Evangelista)


"Il finito proprio perchè finito non può finire mai ma può solo scomparire ma quando scompare scompare in assoluto."

(Silvia Montefoschi)


"E le cose di prima non sono mai state"

(Nuova Apocalisse di GiovanniSilvia - prototipo del nuovo e ultimo archetipo che sia ancora vivente: l'archetipo dell'ultima coniunctio ovvero la nuova persona duale o soggetto super-riflessivo non più individuale)


"Vero è solo l'intero"

(Hegel)


Chiaro no il concetto?!

Il fatto relazionale pur essendosi dato nella storia come un fatto storico, in realtà è l'unica realtà ontologica immersa in tanti fatti quelli si meramente storici e che pertanto proprio perchè storici e quindi legati alla dimensione spazio-temporale infine faranno il loro tempo come momenti della psicoanalisi universale interminabile che appare proprio interminabile proprio perchè la dialettica è interminabuile e solo il dialogo è terminabile.

La conseguenza di un tale discorso è che fino a che non si sapeva di questa realtà ontologica non si poteva uscire dal sogno della storia mentre oggi e solo oggi beninteso che è data la possibilità concreta e non solo prospettica o utopica di potersi risvegliare dal sogno, chi ancora indugia a voler vivere nella storia, in realtà sta semplicemente continuando a vivere nella prigione della storia anche se oggi a differenza della realtà in cui erano costretti a vivere i nostri antenati, oggi la porta di questa prigione è stata aperta proprio dalla psicoanalisi che è quella scienza che sola ha violato veramente il tabù universale dell'incesto simbolico dando così la possibilità per la prima volta nella storia dell'universo a tutti gli esseri umani di intraprendere l'ultimo viaggio che è l'esodo dall'universo quale ultima rivoluzione, quale ultima mutazione biologica in cui ormai consiste la grande politica.



Bibliografia

  • Sigmund Freud,"La negazione", 1925
  • Sigmund Freud,"Analisi terminabile e interminabile", 1937
  • Carl Gustav Jung, "Tipi psicologici: introversione e estroversione", 1921
  • Silvia Montefoschi, "Essere nell'essere", 1985
  • Silvia Montefoschi, "L'uno e l'altro: interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico, 1977

WebGrafia





Ritorna alla Home Page
© Copyright - All Right Reserved 2004-2018 by Centro Studi Silvia Montefoschi