Intersoggettività e prostituzione

Da LogicaUnitaria.

Interdipendenza è prostituzione

Quel'è la finalità di questi articoli qui pubblicati? In questo wiki si pubblicizza la psicoanalisi ma quale psicoanalisi?

In teoria tutta la psicoanalisi poichè al di là della teoria, nella pratica invece l'impostazione di una relazione come relazione psicoanalitica equivale a trasformare una relazione da interdipendente a intersoggettività sia pure lentamente step by step, il tempo che ci vuole.

Teniamo presente che l'intersoggettività non è un modello relazionale che proviene dall'esterno ma ogni relazione interdipendente vorrebbe invece essere una relazione intersoggettiva solo che fallisce sempre l'obiettivo per varie ragione.

Esprimiamo questo concetto che l'intersoggettività non è una imposizione esterna dicendo che "all'interdipendenza è sempre sottesa l'intersoggettività".


C'è un Io c'è un Tu ma poi interviene sempre un terzo che media la pulsione ad evitare che la relazione si trasformi in un puttanaio.

Paradossalmente invece è proprio la relazione duale che è invece la relazione pura mentre invece la relazione triadica è prostituzione.

Chiamiamo questo processo di mediazione se avviene prima dell'ultima mutazione con il nome di "processo di umanizzazione" che segue il più antico e preistorico "processo di ominizzazione" studiato dalla paleontologia branca della zoologia. Se invece come accade oggi un tale processo di umanizzazione di da dopo l'ultima mutazione lo chiamiamo "processo di autodistruzione" in quanto nell'epoca in cui grazie alla nuova "immediatezza riflessiva" si da il nuovo "processo di transumanizzazione", il vecchio processo di umanizzazione è più solo un vivere di rendita, cioè un vivere di memoria e a ogni ripetizione la memoria si sbiadisce sempre più avendo sempre meno energia per riattivarla e quindi infine si dissolve per consumazione e siccome il nostro stesso corpo materiale e la materia in genere al di là di ogni concretismo è solo memoria invece, accade che tutti i corpi materiali scompaiono incluso tutto l'universo che è massa materiale e massa immateriale cioè spazio-tempo-massa che imprigiona l'energia pensante infinitamente pensante.

Per una critica della famiglia più in linea con lo stato attuale della conoscenza

Riprendendo l'argomento iniziale, finora infatti con i nostri articoli ci siamo andati cauti o piano ma credo che adesso è venuto il momento di andarci giù forte denunciando ciò che Freud diceva ai suoi tempi ovvero all'inizio del 1900: "la famiglia è un covo di malattie mentali e proprio nella famiglia va ricercata l'eziologia di ogni malattia mentale sia che sia nevrosi che psicosi.

Qui però si potrebbe produrre un equivoco: noi non simo moralisti poichè il moralismo non appartiene alla psicoanalisi ma solo alle religioni ufficiali incluso il laicismo che anch'essa ha il suo moralismo: la psicoanalisi è una scienza medica e il suo compito non è giudicare ma la cura.

Perchè riteniamo che è venuto il momento di andarci giù di brutto con la critica della famiglia?

Perchè molti continuano imperterriti a farne invece l'apologia.

Sarebbe comprensibile se l'impostazione di una simile apologia fosse: "la famiglia è comunque il minor male dato che c'è di peggio", "la famiglia pur essendo prostituzione è una prostituzione contenuta rispetto ad altre alternative di socialità in cui la prostituzione viene addirittura esaltata", "la famiglia pur essendo prostituzione garantisce comunque un minimo di ordine sociale".

Il fatto è che invece ne fanno l'apologia come se fosse il sommo bene.

E' quindi solo per questo che questa critica invece è necessaria.

La famiglia non solo è prostituzione ma è proprio nella famiglia che si apprende al logica della prostituzione.

Si potrà obiettare: "Ma perchè allora non critichi la famiglia di Thérèse Martin?"

Perchè lì si lavorava nella direzione dell'intersoggettività con i mezzi teorici che possedevano ma comunque la buona volontà c'era di uscire dall'interdipendenza reciproca. Basti pensare a ciò che affermava la mamma di Thérèse Martin:

"Le mie operaie (circa una dozzina) fanno parte della mia stessa famiglia in una sorta di famiglia allargata."

In proposito diciamo, in margine al discorso che qui intendiamo svolgere, che c'è qualche cosa di questo modo di pensare anche nell'industriale e imprenditore italiano di Ivrea Adriano Olivetti fondatore del comunitarismo italiano, anche se la mia visione non è sociologica ma psicoanalitica.

Quando si sale una montagna non si parte dalla cima ma dalla base della montagna questo è ovvio e sarebbe insensato il moralismo in questo caso.

L'archetipo dell'anima

Sarà perchè io ho vissuto in una famiglia di circa 120 persone per quattro anni circa che quando vedo una famiglia di quattro gatti penso fra me "Che schifo!" e ringrazio il cielo cioè il destino di avermi fatto fare quella esperienza. Forse l'Automaton sapeva che preparava per me un futuro di gradne solitudine e allora avrà voluto farmi fare una scorpacciata di socialità. Grande è l'Automaton e previdente e si prende sempre cura dei suoi soldati e operai.

E' vero che poi in pratica pur vivendo con 120 persone (e al mattino ancora di più credo un duecento perchè venivano gli esterni) in pratica stavo solo con uno per il semplice fatto che grazie a lui io potevo relazionarmi direttamente con la mia anima ma comunque ero sempre immerso 24 ore su 24 in una tribù di 120 individui.

Ripensandoci tral'altro mi rendo conto che è proprio grazie a questo mio amico (diciamo così "intimo") che ho conosciuto Thérèse Martin.

Non credo che sia un caso che gli eventi si siano svolti così: presumibilmente l'Automaton voleva farmi capire e indicarmi che anche se era grazie a lui che io potevo relazionarmi direttamente con la mia anima, la mia anima vera invece era una donna in carne ed ossa anche se ormai non più terrestre e si chiamava Thérèse Martin.

Siccome lui al mattino tardava ad arrivare nella chiasa interna al seminario o forse faceva il chierichetto a una messa in una altare secondario, non ricordo bene, io andavo al mio posto e gli rubavo per così dire dal suo posto un libro che poi era la biografia di Thérèse Martin. Poi lui arrivava che io ero tutto in lacrime per quello che avevo letto e gli restituivo il libro. E così ogni mattina alle sei fino a che non terminai di leggere il libro.

Fatto: adesso conoscevo il vero nome della mia anima.

Non è quindi un caso che l'ultima psicoanalista cioè la biologa Silvia Montefoschi riteneva che la direzione dell'ultima rivoluzione, che è la rivoluzione psicoanalitica consistesse in questo:

- Abbandonare l'anima

Molti che hanno paragonato Silvia Montefoschi psicoanalista di formazione junghiana a James Hilmann junghiano eterodosso, dimostrano solo di non aver capito nulla di entrambi i pensieri perchè mentre Hilmann fa l'apologia dell'anima, Silvia Montefoschi invece proclama "l'abbandono dell'anima".

Nel mio caso quindi l'Automaton o Divina Provvidenza risolveva la questione dell'anima rappresentata sia dal mio "amico intimo" che da Thérèse Martin quasi come volesse dire: "Si sono entrambi l'anima ma mentre lui è fuori lei invece è dentro" il che significava che l'uno era la pseudo-anima in quanto transfert o proiezione dell'anima fuori di me e lei invece era l'anima vera anche se entrambi erano l'anima ossia anche lui era sempre lei cioè la mia relazione con lui equivaleva alla relazione di Andrea con Thérèse che poi si tratta sempre di quella relazione che era in principio che Giovanni Evangelista aveva intuito già duemila anni fa.

Infatti commetterei un errore se dicessi che Andrea e Thérèse sono una cosa e gli altri umani sono un'altra cosa.

E' solo nel mondo infatti che ognuno dice "io sono diverso", "io sono diverso", "io sono diverso". Chi parla così sono solo dei montati ossia dei narcisisti, egoriferiti e fondamentalmente antroporiferiti.

Continuando nel discorso, paradossalemnte anche se entrambi volevamo diventare preti, era lui che invece voleva diventare anche uno psicologo mentre a me la psicologia non interessava affatto ma volevo fare l'avventuriero ( lo so può sembrare strano "un prete avventuriero" ma avevo 10/14 anni) per poi mettere in scritto le mie avventure. Lui psicologo e io avventuriero anche se entrambi avevamo deciso di andare in Africa e precisamente in quello che allora si chiamava Congo Belga, inoltre io volevo diventare anche santo mentre a lui credo che non interessasse divenire santo e anzi io mi ero addirittura prefissato una data precisa in cui sarei dovuto divenire santo: all'età di 15 anni compiuti.

Non ci riuscii perchè parlavo in classe durante le lezioni: cosa che io consideravo un peccato grave. Alla sera prima di andare a letto facevo l'esame di coscienza e facevo il proponimento che il giorno dopo avrei osservato il silenzio ma poi il giorno dopo di nuovo piombavo nel peccato.

Il professore di matematica, un giovane laico insegnante di ruolo spostato dal ministero nel Veneto dalla lontana Sicilia, si innervosiva:

"Morelli la vuoi smettere di chiaccherare? A voi due vi cambio di posto così risolviamo il problema una volta per tutte."

Alla fine ci rinunciai a diventare santo e al suo posto essendo nel frattempo diventato ateo al posto di "santo" utilizzai il termine "filosofo" e siccome Gilles Deleuze mia passione di quel nuovo periodo, scrisse il suo primo libro a 27 anni mi proposi l'obiettivo di diventare filosofo a 27 anni.

Invece il mio primo libro lo scrissi molti ma molti anni dopo ed era un libro di poesie dedicate a Thérèse Martin che in seguito il 19 ottobre 1989 ritornò proprio nello stesso anno e mese in cui nell'Europa spezzata in due ma anche in un mondo spezzato in due crollava infine il muro di Berlino.

Si chiuse così un'epoca per il mondo (la guerra fredda est-ovest) e se ne aprì una nuova e ugualmente anche nella mia vita con il ritorno della mia anima si riaprì una nuova epoca della mia storia personale.

Relazioni puramente tecniche e relazioni affettive

Ritornando a bomba, cioè all'argomento iniziale che è la critica della famiglia trovo che coloro che scientemente fanno l'apologia della famiglia come il sommo bene sono dei reazionari, controrivoluzionari, nemici dell'evoluzione della specie umana e quindi pericolosissimi per l'ulteriore emancipazione della vita nell'universo.

Il termine interdipendenza è un termine tutto pulitino, ma la verità e non c'è lo dobbiamo nascondere è che l'interdipendenza altro non è che prostituzione.

Si potrà obiettare che la vita stessa è prostituzione e che non è possibile la vita senza prostituzione.

Certo ma è un conto avallare la prostituzione e un altro conto è metterci la buona volontà e l'impegno per realizzare quei step by step necessari che infine la dissolvono come preistoria della vita.

A livello tecnico non si dà prostituzione, la prostituzione c'è solo quando viene coinvolta anche l'affettività. Ecco perchè le nostre relazioni devono essere puramente tecniche e quando invece l'affettività viene coinvolta è invece bene passare a impostare una relazione psicoanalitica.

Relazioni psicoanalitiche e tensione all'intersoggettività

Anche la psicoanalisi è prostituzione dato che in essa oltre a coinvolgere l'affettività si danno i fenomeni complementari del transfert e contro-transfert ma in una relazione psicoanalitica si dà anche necessariamente per potersi dire psicoanalitica anche la buona volontà e l'impegno a tirarsi fuori dal fango.

E questo che contraddistingue una relazione psicoanalitica da una relazione mondana: la buona volontà e l'impegno e certamente qualche laurea o corso di studi male non fanno ma non è quello che fa la psicoanalisi ma è la tensione intersoggettiva.

Perchè la tensione intersoggettiva? Perchè c'è gente che dice e anche ha la sfacciataggine di proclamarlo: ma che male c'è a prostituirsi? E' la vita. E' così che funziona il mondo. Si è sempre fatto così.

Ripeto a scanso di equivoci: qui non si fa del moralismo poichè la finalità non è una vita buona ma una vita potente cioè una vita più vita e la vita potente può essere solo data dalla tensione all'intersoggettività.


La tensione all'intersoggettività non tutti c'è l'hahno ma solo i veri umani e tra questi alcuni hanno questa tensione a livello potentissimo per cui costoro ricercano l'intersoggettività costi quello che costi anche a costo di rimetterci la vita perchè per costoro che chiamiamo "mutanti" la vita interdipendente non è vita ma solo una vita intersoggettiva è la vita vera.


Quindi non è che critichiamo la famiglia, non critichiamo nessun tipo di famiglia, a due, a tre, a quattro, a cinquanta o centocinquanta, eterosessuale, omosessuale o qualsiasi altra combinazione: noi critichiamo la famiglia come luogo in cui non si lavora e che quindi ci si ammala.

Conclusioni

La mia amica infine è riuscita a divenire santa ma non sacerdote perchè le donne per la chiesa cattolica sono indegne di essere sacerdoti. Io invece non sono diventato santo e pur essendo degno di diventare sacerdote dato che non per mio merito ma per destino naturale ho tre gambe invece di due (alla mia amica gli manca ma in compenso ha una spina dorsale che non posso non invidiargli) non lo sono diventato perchè nel frattempo sono uscito dalla chiesa cattolica.

Mi chiedo: una santa e uno che santo non lo è, possono andare d'accordo? E per quanto tempo possono andare d'accordo?

Secondo me sì e infatti frequento Thérèse Martin a livello di consapevolezza a partire dal 19 ottobre 1989 (secondo me la frequento dalla mia nascita ma allora a livello solo inconscio) e la relazione regge alla prova dei fatti anche dopo il settimo anno e infatti siamo nel 2018 e quindi ne è passato di tempo da quel lontano 1989 e io sto ancora con lei e non ho alcuna lamentela da rimproverargli e anzi mi trovo proprio bene con lei tanto che dico spesso con meraviglia: "Thérèse Martin è proprio la donna adatta a me".

Se Thérèse Martin mi chiedesse: "Andrea come ti trovi con me?" io prontamente risponderei "Benissimo!"

Mi chiedo: " E Teresina come si trova con me?"

Mhà! Io comunque ho riconosciuto che Lei non è santa ma Dio in persona. Non che Teresina sia narcisista ma Lei, che voleva diventare prete e non santa non gli è stato concesso solo perchè ha avuto la sfortuna di nascere donna, sentire che c'è un tipo nella sperduta Italia che la ritiene essere Dio in persona, cosa unica in tutto il pianeta, spero che questo le faccia dire: "Questo italiano qui sarà quello che sarà ma una cosa è certa: non è un perditempo."

Guai a fare perdere del tempo a Teresina!

Guai!

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