Tipi psicologici e tipi sessuati

Da LogicaUnitaria.

Dopo il grande bisticcio con il padre Sigmund Freud consumatosi nel corso del 1912 con la pubblicazione della bestemmia junghiana "Simboli della trasformazioene della libido", Carl Gustav Jung si domandò, perchè voleva venirne a capo, come è stato possibile che si è potuto verificare un simile bisticcio tra lui e Freud, così come risposta pubblicò nel 1921 il suo testo fondamentale "Tipi psicologici: introversione e estroversione" che non parla solo di due tipi ma di una varietà enorme di tipi psicologici dato che considera anche le quattro funzioni: sentimento e senzazione, pensiero e intuizione. Inoltre se il sentimento è in luce, ovvero cosciente la funzione opposta la sensazione sarà in ombra ossia inconscia e viceversa e questa regola valendo per tutte le quattro funzioni produce non solo due tipi psicologici ma parecchi tipi psicologici. Ma non è finita qui perchè se una funzione è rivolta verso l'interno ossia è introversa, la funzione opposta sarà rivolta invece verso l'esterno ossia sarà estroversa.

Questa riflessione junghiana sui tipi psicologici introverso e estroverso anni dopo è stata estesa e applicata da Silvia Montefoschi biologa oltre che psicoanalista alle stesse civiltà umane e alla loro storia, così abbiamo le civiltà introverse dell'oriente e le civiltà estroverse dell'occidente per arrivare alle correnti di pensiero solo relativamente estroverse, la grecità.

La coscienza adamica del medio-oriente assolutamnete estroversa infine fecondata dalla grecità produrrà la nuova coscienza cristica e poi la coscienza giovannea da cui deriva infine la coscienza psicoanalitica.

Ma, ci domandiamo, non è ancora più fondamentale del fatto se uno è introverso oppure estroverso secondo le categorie junghiane, non è ancora più radicale la differenza se un umano abbia un corpo maschile e quindi sia un uomo o se invece abbia un corpo femminile e quindi sia una donna?

Va da sè, a meno che non si sia idealisti e quindi precedenti alla acquisizione della consapevolezza giovannea dell'incarnazione del logos, che la forma biologica non può non riflettersi anche sul pensiero che tale forma biologica poi produrrà. E' praticamente impossibile che non sia così.

Un estroverso maschio e un estroverso donna non sono la stessa cosa: vedono il mondo in maniera diversa a livello percettivo e non solo a livello di pensiero dato che hanno una conformazione biologica diversa come un pipistrello che percepisce il mondo in maniera diversa da un aquila anche se sono entrambi volatili.

Un introverso maschio e un introverso donna non sono la stesa cosa: vedono il mondo in maniera diversa a livello percettivo e non solo a livello di pensiero dato che hanno una conformazione biologica diversa come una talpa che percepisce il mondo in maniera diversa da un topo anche se sono entrambi animali e mammiferi.

Ecco che allora le tipologie psicologiche aumentano ancora di più in un vero labirinto o ginepraio in cui è difficile venirne a capo.

Alcuni diranno: ma è la stessa cosa se si è uomo o donna dato che invece la vera differenza è introverso e estroverso.

Non è la stessa cosa poichè sono due modi diversi di esercitare la stessa riflessione poichè producono due discorsi diversi pur essendo entrambi l'unico logos.

In questo le femministe della filosofia della differenza sessuale che non credono all'uno neutro hanno ragione (Adriana Cavarero).

E tuttavia ha ragione Luisa Muraro ossia che la riflessione (l'attivazione della funzione riflessiva) è la riflessione ed è questo ciò che conta.

(citazione)

Perchè cito la linea di pensiero femminista Muraro-Cavarero? Perchè Silvia Montefoschi stessa nelal sua "storia della filosofica del XX secolo" li nomina insieme a Virginia Wolf e Simone de Beauvoir come le punte più avanzate della riflessione femminista dopo aver però citato la teologa statunitense Mary Daly come Dio-Donna mancata.

Di Silvia Montefoschi mi fido e poi ho letto un po' dei loro scritti che ahnno consolidato questa mia convinzione anceh se a mio modo di vedere almeno altre due femminite Silvia mOntefopschi avrebbe dovuto citare ma purtroppo Silvia è morta altrimenti avrei voluto discutere volentieri con lei il capitolo sul "risveglio del femminile di dio" della sua opera di storia della filosofia novecentesca e mi rifesisco in particolare all'autrice di "Sputiamo su Hegel" e un altra che al momento non ricordo il nome. Silvia però non li cita e avrà avuto i suoi buoni motivi come del resto nella sua ultima produzione sembrerebbe non dare molto valore rispetto ad altri pensatori persino alla riflessione nietschiana.

La Cavarero riprende tale intuizione della Muraro ma non crede in nessun modo all'unità del logos e quindi cessa di fare tronco e comincia invece a fare ramo.

Del resto lei lo scrisse che non le piace la verticalità che trova totalitaria, dittatoriale, praticamente fascista.

E così per paura del fascismo ossia del pensiero totalitario invece inconsapevolemente si alimenta il grande bisticcio. In questo genere di ragionamento trovamo delle affinità tra la filosofia elle differenza sessuale e il cosiddetto "pensiero debole" corrente di pensiero novecentesca.

Apparentemente sembra si tratti di modestia e umiltà e invece è proprio il contrario, si tratta dell'ego come ebbe modo di scrivere Silvia a prorposito di emmanuelle levinas taccaito di modestia e umiltà megalomanica anceh se il termine può sembrare un ossimoro (vedi "Storia della filosofia nel XX secolo" di Silvia MOntrefoschi, 2006).

La verità è che quella pace ceh si vorrebbe subito si avrà ma solo alla fine dei tempi: i fannulloni e le fannullone possono quindi crogiolarsi con la vecchia preistorica canzoncina "l'amore non è bello se non è litigarello" o se la mia interpretazione è maliziosa poichè mi sono fatto troppo trascinare dalla vis polemica, significa che accettano di fare necessità virtù e se la pace non è possibile pazienza, così è la vita, accontentiamoci di continuare la lotta sindacale.

Noi abbiamo scelto di andare oltre la scimmia e oltre andremo costi quello che costi poichè per me andare d'accordo con Thérèse Martin vale questo e altro.

Un tempo si diceva "patria o muerte" e oggi io dico "Thérèse o muerte".

Spero che Teresina si senta più rassicurata: "Credevo che mi volevi solo far perdere del tempo: lo sai che io non amo i perditempo"

No Teresina ho detto che ti amo e starò con te fino al compimento del lavoro evolutivo e poi ovviamente anche dopo.

No Teresina: io con te non scherzo. Scherzo si ma non con te poichè tu sei una persona seria e non ti presti agli scherzi.

Oh amica mia grazie di essere nata.

Così adesso che tu ci sei, anche vivere ancora immerso in una umanità preistorica interessata solo alla "piccola politica" è comunque sopportabile ma se tu non ci fossi sarebbe proprio insopportabile.

Ricordamoci sempre ciò che dissero GiovanniSilvia a proposito della seprazione maschile/femminile di Dio: "La morte del malato è anche la morte della malattia".

In effetti molti pensano ancora che la dialettica se non addirittura la guerra maschile/femminile sia solo un bisticcio ancora non risolto: no, non è un bisticcio ma è una malattia. Quegli uomini e quelle donne sono malate, sono proprio malate, cioè la maggioranza degli umani sono una umanità malata e per di più di una malattia terminale poichè l'uomo e la donna intesi come SRI che poi è la vecchia umanità non potranno mai trovare una soluzione al loro bisticcio in quanto "solo i simili possono congiungersi veramente" ma per divenire simili occorre sacrificare la propria identità ancora storica.

Quindi?

Quindi buona terza guerra mondiale.

Diceva Silvia: "La donna altro non è che un soggetto travestito da donna."



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