Da Hegel a Freud fino a Silvia Montefoschi
Dopo Hegel c'è il cosiddetto "dopo Hegel" ossia i critici di Hegel e in particolare il duo hegeliano Marx-Engels che molte cose rimproverano a Hegel ma in particolare nelle loro "Tesi su Feuerbach"con queste parole hanno formulato ciò ceh essi rimproverano fondamentalmente a Hegel e agli hegeliani sia di ieri che di oggi:
"I filosofi hanno interpretato il mondo in modi diversi ma si tratta invece di trasformarlo"
E' qui che ha avuto origine il famoso motto delle avanguardie artistiche storiche surrealiste:
"Changer la vie e transformer le monde".
Insomma non basta la teoria ma occorre la prassi, questo è il concetto della nuova filosofia della prassi.
Ed eccoli infine accontentati nel 1895 con la nuova prassi hegeliana: la psicoanalisi.
Dopo Freud c'è Jung, l'ultimo Edipo, che fa da ponte come il "dopo Hegel" che fece da ponte tra Hegel e Freud, così ugualmente Jung fa da ponte tra Freud e l'ultima psicoanalista soprannominata dall'inconscio universale nel suo linguaggio onirico come "la figlia di Hegel".
Un ritorno a Hegel?
Sembrerebbe quindi trattarsi per certi versi di "un ritorno di Hegel" anche se Silvia Montefoschi, la figlia di Hegel precisa che se in Hegel il soggeto era anco ail vecchio soggetto singolare con la psiconalisi il nuovo soggetto è un soggetto duale proprio come la prassi psicoanalitica che è la dinamica analista-paziente e in cui agiscono il transfert del paziente e il controtransfert dell'analista.
Jung è ancora un po' come la vecchia specie umana se vorremo fare un paragone a guisa di esemplificazione che vale quello che vale: cioè non è nè carne nè pesce, nè una scimmia come si deve ma neanche appartenente alla vera umanità ma con l'unico scopo di traghettare l'evoluzione da un livello più basso ad un livello ancora superiore ma non quantitativamente superiore questa volta ma qualitativamente superiore: Silvia Montefoschi è infatti simultaneamente l'ultima psicoanalista e anche con il nuovo nome di GiovanniSilvia il prototipo dell'archetipo dell'ultima coniunctio che chiude sia la storia della filosofia che la storia della psicoanalisi ma anche l'intera storia dell'universo.
"Verità è solo l'intero" (Hegel) ovverossia il concetto hegeliano di totalità come processo in divenire.
"E infine saremo ciò che veramente siamo" (Silvia Montefoschi) che riprende il concetto junghiano di processo di individuazione e lo rende processo di individuazione universale amplificando il concetto freudiano di inconscio personale, già amplificato da Jung in inconscio collettivo in quello infine di inconscio universale che in qualche modo riprende la concezione Engelsiana di una dialettica della natura oltre a quella storica (Marx), dialettica storica che poi è sempre dialettica della coscienza o del solo spirito (Hegel).
Resta il fatto che sia "il dopo Hegel" cioè i critici di Hegel, sia Jung sono stati necessari proprio ai fini di impedire l'isterilimento sia dell'intuizione hegeliana che di quella freudiana in attesa di chi avesse veramente le capacità per procedere oltre.
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